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Lo ha detto senza giri di parole il manager portoghese, avvertendo sul rischio che la mobilità elettrica escluda la classe media dalla possibilità di avere un’auto di proprietà. Intanto, Toyota che è il primo costruttore al mondo, conferma l’impegno nel settore ma chiede alle istituzioni di mantenere aperta la porta a ogni soluzione tecnica che permetta la decarbonizzazione
“È un eufemismo definire brutale il cambiamento che viene imposto al settore automobilistico”, una svolta “completamente decisa dall’alto”. Questo l’incipit di Tavares al Future of the Car Summit organizzato dal Financial Times. Un’imposizione che, per via dei prezzi elevati delle vetture elettriche, rischia di far diventare l’automobile di proprietà al di fuori delle possibilità della classe media: “Se per un’auto elettrica servono 35 mila euro, per comprarne una analoga endotermica a basse emissioni ne bastano la metà”. In pratica, un approccio multi-tecnologico per decarbonizzare la mobilità “sarebbe più efficiente” invece che puntare tutto su una singola tecnologia che lascia aperti molti dubbi non solo sulla sostenibilità economica ma anche su quella ambientale. “
Quando si guarda alle emissioni di carbonio derivanti dalle automobili, si dovrebbero considerare tutte le emissioni del ciclo di vita del prodotto. Se rendiamo la mobilità del futuro alla portata solo delle persone benestanti, continueremo ad avere una flotta di auto circolanti più vecchie che continuerà a emettere inquinanti” ha spiegato l’ad di Stellantis, proseguendo: “Come si fa a garantire una mobilità più pulita e accessibile, che abbia un impatto significativo sulla riduzione della CO2? Per farlo, non basta avere auto green in vendita: servono persone disposte a comprarle e, quindi, capaci di permettersele. Se non manteniamo l’accessibilità economica, avremo un impatto sulla libertà di mobilità”.
Inoltre, Tavares ha parlato del tema dell’approvvigionamento delle materie prime: “In un decennio, le auto saranno 300-500 kg più pesanti di oggi. Questo porterà in tavola il tema dei materiali e della loro scarsità” e ha concluso: “Nessuno dovrebbe dimenticare da dove è venuta la decisione di puntare tutto sull’elettrico: non è certo dell’industria automobilistica. Dobbiamo tenerlo presente per il futuro. La tempistica di adozione dei veicoli elettrici dipende solo da quando i governi decideranno di impattare sulla libertà della mobilità” senza dimenticare la questione occupazionale: “Se non siamo in grado di proteggere i margini su ogni veicolo elettrico che vendiamo rispetto a quanto succede oggi con le vetture convenzionali, ci saranno ristrutturazioni e conseguenze sociali”.
Parallelamente anche Toyota, che già in passato aveva espresso dubbi sull’elettrico, è tornata a segnalare delle incongruenze con le politiche dei vari Stati: “La Toyota è pienamente impegnata sull’obiettivo di raggiungere la carbon neutrality a livello globale entro il 2050 e pertanto continuerà a investire in molteplici tecnologie e soluzioni innovative a basse emissioni per garantire di soddisfare le esigenze nostri clienti in ogni Paese e regione” ha affermato il direttore operativo James Kuffner, per poi chiarire: “Alcune persone credono che concentrando le risorse, solo una soluzione raggiungerà l’obiettivo della neutralità più velocemente. Tuttavia, riteniamo che investire con attenzione in più tecnologie sia un modo più rapido e inclusivo per raggiungere la neutralità in tutto il mondo” e quindi è convinto che “sia meglio mantenere un quadro normativo aperto verso la neutralità del carbonio e non limitare troppo presto le possibili soluzioni tecnologiche. Ciò consentirà alle aziende e alle società di collaborare con tutte le tecnologie disponibili per ottenere i risultati migliori e più rapidi verso la carbon neutrality, utilizzando qualsiasi soluzione e infrastruttura che meglio si adatta alle loro esigenze locali. Nessun Paese o azienda può raggiungere da solo l’obiettivo della carbon neutrality. Tutte le industrie devono collaborare per sviluppare nuove tecnologie e infrastrutture con scienziati e università, nonché con i governi locali e nazionali”.