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In Giappone è stato spiccato un mandato di arresto per Carole Ghosn, la moglie dell'ex numero uno dell'Alleanza Renault-Nissan, Carlos. Carole è accusata di falsa testimonianza: i fatti risalgono allo scorso aprile. La consorte di Ghosn, attualmente in Libano con il marito dopo la fuga rocambolesca dal Giappone da parte di quest'ultimo, potrebbe dunque essere fermata dalla Polizia qualora ritornasse in Giappone.
Il motivo principale della fuga di Ghosn, rivelato dallo stesso magnate in un'intervista rilasciata a Fox News, è il fatto che tra gli accordi per il rilascio su cauzione ci fosse quello di non vedere la moglie: le autorità erano convinte del coinvolgimento della donna nel coprire le attività illecite del consorte. Ghosn ha escluso ogni coinvolgimento della moglie o di altri familiari nella sua fuga dal Giappone verso il Libano. In una nota diffusa alla stampa qualche giorno fa, Ghosn aveva dichiarato: «Ho organizzato la mia partenza da solo».
Carole Ghosn, dopo aver lasciato il Giappone nel mese di aprile, ha passato il resto dello scorso anno a chiedere a gran voce aiuto per il marito, denunciando il trattamento riservato al consorte, a suo avviso «crudele e inumano». «Secondo il sistema di 'giustizia con ostaggi' del Giappone, la detenzione prolungata per ottenere confessioni è uno degli strumenti investigativi principali utilizzati dall'accusa - aveva scritto Carole in una lettera riportata da Automotive News -. Nessuno dovrebbe essere costretto a sopportare quello che mio marito affronta ogni giorno, specialmente in una nazione sviluppata come il Giappone, la terza economia al mondo».
In occasione dell'ultimo arresto del marito, nell'aprile del 2019, a Carole Ghosn erano stati confiscati il passaporto libanese e i telefoni cellulari. La donna aveva successivamente lasciato il paese con il suo altro passaporto, quello statunitense. Ghosn è fuggito dal Giappone lo scorso 31 dicembre, raggiungendo il Libano per mezzo di un jet privato. Carlos Ghosn ha tre nazionalità: è cittadino brasiliano, francese e libanese. Il Giappone ha accordi di estradizione solo con Stati Uniti e Corea del Sud, quindi non potrà chiedere alle autorità libanesi la sua riconsegna.