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Carlos Ghosn, detenuto dal 19 novembre scorso in Giappone per frode fiscale e abuso di fiducia aggravato, punta il dito contro i dirigenti di Nissan, accusati di un «complotto» ai suoi danni e di averlo «tradito» perché opposti al suo piano per una maggiore integrazione tra Renault e Nissan.
Ghosn, in un'intervista rilasciata al giornale nipponico Nikkei, la prima dal suo arresto, ha sostenuto che diverse persone abbiano «distorto la realtà» per «liberarsi di lui». Stando a quanto dichiarato da Ghosn, ci sarebbe stato un piano per l'integrazione di Renault, Nissan e Mitsubishi sotto l'egida di una singola holding. Di questo progetto, ha spiegato Ghosn, era a conoscenza il CEO di Nissan, Hiroto Saikawa.
Nell'intervista, condotta in 20 minuti nel penitenziario di Tokyo dov'è detenuto, Ghosn ha smentito le accuse in merito ad una presunta «dittatura» messa in atto dal magnate brasiliano. «Alcune persone hanno tradotto una forte leadership in dittatura, in modo tale da distorcere la realtà», con lo scopo di «liberarsi di me», ha spiegato Ghosn.
Le due richieste di scarcerazione su cauzione da parte dei legali di Ghosn sono state rifiutate dal Tribunale di Tokyo per il rischio che il magnate fugga dal Giappone. Ghosn sostiene però il contrario: «Non scapperò, mi difenderò». Quanto alla distruzione di prove, «tutto è nelle mani di Nissan, e ai dipendenti della società è vietato parlare con me».