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In un precedente articolo (vedi qui) abbiamo compiuto una “radiografia“ alla bolletta energetica del nostro Paese, indicando le percentuali delle diverse fonti energetiche e le variazioni nel 2018 rispetto agli anni precedenti.
Ora vogliamo concentrarci sul petrolio ed i suoi derivati.
Come già riferito, il costo del greggio importato in Italia nel 2018 è cresciuto di circa 18 dollari/barile (+33,4%), che si è tradotto in un aumento reale di 13 euro/barile (+27,7%) grazie al rafforzamento del cambio euro/dollaro (+4,5%).
La fattura petrolifera netta stimata per il 2018 è di 21 miliardi di euro, circa 3,5 in più dello scorso anno, ma inferiore di quasi 13 miliardi rispetto al 2012; la sua incidenza sul Pil è stata dell’1,2%, rispetto all’1% dello scorso anno.
Nel 2018 i consumi petroliferi italiani si stimano intorno ai 60,4 milioni/tonnellate, +1,2% rispetto al 2017.
Passando all'esame dei prezzi, va rilevato come nel 2018 tra i carburanti sia aumentato lievemente soltanto il gasolio autotrazione (+0,8%), mentre scendono sia benzina (-2,4%) che GPL (-0,8%); sono in lieve flessione i prodotti distribuiti sulla rete (-0,4%).
I prezzi industriali (al netto delle tasse) dei carburanti nel 2018 hanno seguito l’andamento dei prezzi internazionali dei prodotti raffinati (Platts), in linea con l’evoluzione dei prezzi dell’area euro.
Il cosiddetto “stacco Italia” ponderato (benzina+gasolio) nel 2018 si è praticamente azzerato, attestandosi a 3 millesimi al litro.
Ma tutto questo quando andiamo a fare il pieno si avverte poco: il prezzo al consumo continua infatti a risentire dell’elevato carico fiscale da cui deriva quasi per intero la differenza dei prezzi italiani rispetto alla media dell’area euro.
Nel 2018, il numero dei punti vendita dei carburanti nel nostro Paese si attesta a 20.800 unità, in riduzione di circa 200 rispetto ai quasi 21.000 del 2017.
Giusto per un raffronto con le principali nazioni europee, ricordiamo come in Francia i punti vendita siano poco più di 11.000, in Germania meno di 15.000 ed in Spagna circa 11.500, per chiudere con la Gran Bretagna dove risultano attive poco meno di 8.500 stazioni di servizio.
La rete “colorata” con i marchi delle maggiori aziende petrolifere e quelli della GDO coprono il 75% del totale, pari a 15.637 punti vendita (-549 rispetto al 2017), con un erogato medio di 1.444 mc/anno (+1%).
Il numero delle “pompe bianche” mette a segno un ulteriore progresso, arrivando a 5.163 impianti (+349), con un erogato intorno a 1.163 mc/anno (+0,5%).
Ancora utile in questo caso un raffronto con le altre nazioni europee: in Francia (dati 2017) la media erogata da ogni punto vendita è stata di 3.912 mc/anno, in Germania di 3.460, in Spagna di 2.338, con il top rappresentato dalla Gran Bretagna, dove la media di carburante erogato si attesta a ben 4.155 mc/anno.
Questi dati confermano come la nostra rete distributiva sia ancora lontana dagli standard europei e che tale situazione - oltre ad essere poco efficiente dal punto di vista economico - possa nascondere il dilagare di pratiche illegali (tra le quali il riciclaggio di denaro sporco, stante la quasi totalità dei pagamenti che avviene per contanti e non con denaro elettronico), che danneggiano Erario, ambiente e consumatori.
Anche per fronteggiare tali fenomeni, nel 2018 è stato costituito, in seno all’Unione Petrolifera, il Gruppo Strategico “Carburanti ed Energie Alternative per la Mobilità”, per sviluppare il tema dell’evoluzione delle infrastrutture di produzione, stoccaggio e distribuzione del settore, oggi dedicate soprattutto ai prodotti petroliferi, verso infrastrutture al servizio di tutte le forme di energia (elettrica compresa) necessarie a tutte le modalità di trasporto lungo l’intera filiera.