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La recente occasione del venticinquesimo di collaborazione tra Kia Italia e la BRC di Cherasco, ci ha portati ad approfondire meglio quello che riguarda un'importante sistemista dei carburanti alternativi, tutto italiano. Se oggi infatti l'azienda è formalmente parte del gruppo internazionale Westport (colosso con base in Canada e sedi in settanta Nazioni) il tutto nasce dall'opera di Mariano Costamagna, imprenditore capace di “switchare” su più livelli da un'attività dipendente nel mondo Fiat, a quello che oggi è un vero riferimento internazionale.
Lo stesso gruppo in cui BRC gravita “sa tanto d’italiano” ed è un vanto per i connazionali. Per quella filiera dell’auto oggi in crisi, durante la transizione di sostenibilità. Quando parliamo di BRC, come fatto per Kia e le sue moltissime bifuel (oltre 100.000 dal 1996) non è solo quella “bombola con GPL messa dietro” anzi. Proprio a Cherasco sono progettate e realizzate le centraline degli impianti gas noti nel mondo, sulle auto, ma non solo. Anche moduli elettronici di comando per l’ambito agricolo, navale, piuttosto che il mare dell’IoT.
Il moderno stabilimento Electronic Division di cui vedete foto in gallery, è capace di produrre fino a mezzo milione di unità l'anno. Che sono montate sia nel primo equipaggiamento, sia in Aftermarket per motori di varie applicazioni e non solo automobili, come detto. Restando nei veicoli su strada, si parte dai piccoli tre ruote, diffusissimi nei mercati indiani, per arrivare ai grandi SUV (non solo la mitica Cayenne a gas, presto vedremo qualcosa di gran lusso british, Euro6 a gas). Tutti veicoli con doppia alimentazione e tanto di omologazione per le norme ambientali, che sono sviluppati nella sede di Cherasco in accordo con il costruttore e gli enti.
E parlando di accordi, certamente quello con Kia Italia ha dato energia positiva, alle persone che ancora oggi dopo venticinque anni di collaborazione sono felici di lavorare in un tessuto locale quasi al 100%, dove lavorano circa 600 persone ma che è noto positivamente nel mondo. Sebbene si pensi “al gas dell’auto” come un fenomeno nato negli anni Settanta e saltuariamente rinverdito, per questione economica, i mercati di riferimento sono molti anche extra-Europa per vari motivi, per BRC.
Esempio aziendale non comune, nell’Italia dell’automotive messa in crisi dopo lo smembramento della galassia Fiat e la svolta elettrico-asiatica. Soprattutto, fa piacere vedere come una tecnica evoluta in quasi mezzo secolo, partendo da una torneria ed estendendosi dai riduttori alle ecu, sia ancora viva e tricolore. Nelle idee, nella manodopera e di riflesso nell’indotto sociale. Di questo piace parlare, oltre che vedere come finemente lavorano le macchine di assemblaggio centraline. Soprattutto la parte finale di programmazione multipla in pochi istanti e per più moduli (ecu) di applicazioni anche diverse in contemporanea. Una potenza di fuoco, in Italia, sul fronte tecnologico dell'elettronica di comando e dei sensori intelligenti. Certo, servono anche qui i chip made in China, ma quello è un altro discorso.
Costamagna, fiero rappresentante di un mondo sempre più raro coadiuvato da uno staff motivato, ricorda proprio quei tempi in cui, giovane e non certo ricco, vedeva passare tante belle macchine e moto che non poteva permettersi. Ora che età e ruolo gli concedono tempo per la passione, motoristica, qualche soddisfazione se la toglie in termini di "collezione" veicoli storici. Alcuni pezzi rari ma soprattutto tutti iconici dell’Italia dal dopoguerra a oggi: sono nella sua grande collezione-museo di auto e moto. Inutile stare a citare i modelli, troppi e troppo belli per stare in una pagina, ma soprattutto di marchi italiani: Fiat, Innocenti, Alfa, Lancia, Abarth... Ne parliamo un'altra volta magari, scoprendo qualcosa di rarissimo pronto a mettere le ruote in strada (e non solo) che ha un motore sei cilindri pensato per soddisfare il Drake, con accensione Dinoplex, ma non è marchiato Ferrari…
Oggi è rilevante vedere che mentre si parla di filiera nazionale in parte persa, in parte da convertire duramente e grazie a fondi pubblici, qualcuno ha visto e speso bene negli anni Novanta e d’inizio secolo: uno stabilimento di provincia nella terra del buon vino, con parcheggio saturo di auto bi-fuel che sforna sistemi moderni e ancora appetibili, con una marea di centraline italiane fatte tanto bene da essere approvate in primo impianto per mercati extra-UE (dove potrebbero farsele loro). Il controllo di processo in Piemonte è esemplare: categorizza ogni singolo chip in arrivo per tracciatura e garanzia nel tempo. I processi che posizionano i componenti sulle schede, con verifica passo-passo, sono automatizzati ma gestiti da personale italiano, in buona parte femminile per quanto riguarda le verifiche più minuziose.
Dagli attuali sistemi Sequent con Valve care, Euro6 a iniezione diretta, fino alle applicazioni speciali anche uso gara con motori elettrificati che nessuno avrebbe mai datti (Green Hybrid Cup). Gestione di benzina, gas o carburanti alternativi ed energia elettrica, in parallelo ma senza spina. È questo il fronte di oggi, in sviluppo insieme a quello di domani. Ovvero, in BRC sono pronti per applicazioni d’impianti a gas sulle automobili ibride full (nel 2022 vedremo proprio Kia Sportage) ma non solo. L’innovazione è di casa a Cherasco, dove "si segue l'industria ma anche la si anticipa" come ricorda Costamagna.
Quando pensiamo alle città popolate di auto elettriche in futuro, dovremmo pensare anche ai mezzi pesanti che continueranno a lavorare sulle lunghe tratte e qui si inserisce l’idrogeno. Non a parole e progetti, ma nei fatti pur se si parte dal basso come volumi e applicazione. Fare andare un termico a idrogeno? Ci lavorano sopra in tutto il mondo, dal Giappone alla BRC, pronta a sviluppare sistemi alimentazione sui carburanti alternativi necessari alla sostenibilità senza uccidere i termici e facendo funzionare i mezzi pesanti senza gasolio.
Quei termici che per Costamagna non moriranno e che Marco Seimandi, capo del marketing BRC, vede come opportunità nei prossimi anni: combattere le emissioni e l'inquinamento passa da ciò che si brucia nei motori. E l’idrogeno è la scommessa di molti, con target emissioni tanto buono quanto le elettriche, considerando il percorso energetico (vedi fonti sostenibili oltre che valori scarico vettura). Una scommessa che lascia spazio all’Italia e le sue aziende, con meno scossoni al sistema rispetto alla piena elettrificazione e in parte meno “dipendenze”.