C’era una volta in garage…

C’era una volta in garage…
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Le auto e i loro nomi raccontano una storia lunga e articolata che, nel tempo, ha conosciuto diverse evoluzioni
25 maggio 2020

Di Luciano Nardi

Le saracinesche dei box auto si stanno alzando e timidamente mettiamo in moto per vedere se ci ricordiamo ancora come eravamo “prima”, quando le nostre auto avevano nomi di animali che correvano in libertà, di città meravigliose o sigle e numeri misteriosi.

Adesso che tra una fase e l’altra potremmo raggiungere congiunti e seconde case, i nomi delle nostre auto ci daranno ancora le stesse sensazioni?

Facciamo un passo indietro. Da dove arrivano questi nomi che in alcuni casi possono decretare il successo oppure no di un modello?

Sicuramente alcuni arrivano da un’epoca in cui il termine global aveva un diverso significato e gli incidenti di assonanze e significati inopportuni per i diversi mercati erano molteplici.

Un esempio su tutti, la Ritmo della Fiat in Usa venne rinominata Strada, poiché negli States il significato di ritmo era “troppo intimo” (ciclo mestruale!). Detto questo la Fiat Strada fu anche l’auto di un giovane Barack Obama.

Tornando in Italia la Jetta e la Bora di Volkswagen furono due esempi di scarso gradimento dove tra Roma e Napoli si sprecavano facili e grossolane battute sui loro proprietari.

La storia dei nomi delle auto è costellata di successi e a volte da aiuti insperati. Molti si ricordano del caso della Fiat Panda, seconda serie, che avrebbe dovuto chiamarsi Gingo, ma grazie a un pronto intervento di Renault preoccupata da un’assonanza troppo vicina a Twingo chiese a Fiat di trovare una soluzione alternativa, che a pochi giorni dalla presentazione costrinse il gruppo torinese a rispolverare il nome della precedente vettura. Beh, possiamo dire grazie Renault per aver salvato la Panda dall’estinzione.

I nomi di animali hanno sempre avuto una buona efficacia quando associati a un modello di auto, da quelli con significati positivi e portafortuna come Maggiolino/Bettle di Volkswagen, ai nomi più dinamici come Lupo e Fox sempre di Volkswagen per arrivare poi ai vari cavalli di razza…o meno: le iconiche Mustang o Bronco di Ford, la Colt (puledro) di Mitsubishi e, perché no, la Pony di Hyundai.

Anche i felini hanno il loro momento di celebrità con la Tigra (Opel), Puma o Cougar (Ford) e la indimenticabile Pantera (DeTomaso).

Il Raptor di Ford inaugura, invece, la categoria dei sauri preistorici. Mentre Viper di Dodge o Cobra di Shelby rimangono nella memoria degli appassionati non come auto che strisciano ma che ustionano l’asfalto.

Dare alle auto nomi di città, regioni o località ha da sempre creato un bel connubio. E se la Ferrari ha chiamato Roma la sua ultima nata e Modena e Alfa Romeo prosegue sulla “strada” dei passi alpini con Stelvio e Tonale, sono i grossi SUV americani (Tahoe, Yukon), con qualche incursione coreana (Tucson, Santa Fe, Rio) a farla da padrone. Senza dimenticare la passione di Ford per il Bel Paese con Torino, Capri e Cortina.

Adesso possiamo dare un po’ i numeri. Spesso come nel caso delle Fiat (124, 127, 128, …) i modelli semplicemente prendevano il nome dal numero assegnato in fase di progetto. Altre come la 1100, la 500 e la 600 si riferivano alla cilindrata, che poi la storia dell’evoluzione ci ha fatto amare perché li abbiamo sempre trovati familiari (a prescindere dalla cilindrata), il caso della 500 è emblematico. E non importa se, poi, in altri paesi sia un po’ difficile da pronunciare, “la” 500 è ormai un’icona dello stile italiano. Lo stesso vale per Mini, rimasta sé stessa anche quando non è più stata così “mini”.

E adesso dopo questa strana parentesi di quarantena mondiale come dovranno chiamarsi le prossime auto?

Di sicuro i nomi cambieranno perché è cambiato il percepito della mobilità. Oltre ai vari “E-qualcosa” per identificare le vetture con propulsione elettrica, arriveranno presto nomi inimmaginabili solo qualche mese fa.

Forse più etici, meno arroganti e ispirati di più all’ambiente.

Magari vedremo ritornare dal passato nobile, nomi mai utilizzati se non per esperimenti o prototipi. Nomi che parlano di aria, cielo ed energia positiva come la bellissima (secondo me) Alfa Romeo disegnata da Da Silva con uno dei nomi più azzeccati di sempre: Nuvola.


*Luciano Nardi è uno dei pubblicitari italiani tra i più apprezzati nel settore motoristico.
Si ricorda la sua campagna internazionale di lancio di Fiat Doblò con la sponsorizzazione della squadra nazionale di bob giamaicana, e quella con Paolo Sorrentino e Jeremy Irons per la Fiat Croma, “un grande viaggio”.
Successivamente lavora per il Gruppo BMW Italia per i brand BMW, Mini e Motorrad. 
Con Kube Libre, la sua attuale agenzia pubblicitaria, Nardi ha firmato la campagna per il mercato italiano della Nuova Fiat Panda e lo spot internazionale della Nuova Fiat Punto, che prendeva elegantemente in giro le concorrenti Mini, Polo e Fiesta; e, oltre a Fiat FCA e Maserati FCA, tra i suoi clienti annovera anche Mitsubishi Motors.

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