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Una cosa che impressiona molto delle capacità dell'industria cinese è la velocità con cui si muovono. Una velocità "Plaid", per dirla alla Elon Musk, e non solo per sfornare nuovi marchi e modelli al ritmo di uno al giorno, ma anche nell'adozione dell'elettrico (arrivato laggiù oramai a quote di mercato vicine al 35%) e nel prendere decisioni strategiche.
Da poche settimane infatti la Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha annunciato un'indagine per appurare se i brand cinesi fanno concorrenza sleale all'Europa grazie ad aiuti diretti o indiretti dallo Stato (un fatto praticamente certo, ma facciamo finta di non saperlo) e in caso di positività, indicare la messa a punto di "barriere" economiche per rendere le auto del Dragone non così convenienti. La prima risposta è arrivata come un fulmine: restrizioni all'export del gallio, del germanio e soprattutto della grafite, un elemento necessario per gli anodi delle batterie. In una normale auto elettrica ce ne sono anche 100 kg e costa 20 dollari al kg.
Il 66% della produzione mondiale arriva dalla Cina e, guarda caso, subirà delle pesanti limitazioni alle vendite verso Europa e USA. Non proprio tutti i tipi di grafite, ma solo quella per alle batterie (grafite sintetica ad alta purezza e scaglie di grafite naturale), mentre quella cosiddetta di basso grado, per i lubrificanti e e l'industria dell'acciaio non avrà vincoli. In pratica la grafite pura ce la scordiamo, il che vuol dire soffocare sul nascere le future produzioni europee di batterie. Detto e fatto, ma non finisce qui.
BYD, che è il primo costruttore per immatricolazioni in Cina è pronto a comprare siti produttivi e aprire fabbriche in Europa, cosa che ovviamente permette di aggirare qualsiasi barriera doganale, e sembra abbia già trovato casa in Ungheria. Il Primo Ministro Viktor Orban è stato invitato in ottobre a visitare gli stabilimenti BYD in Cina, accolto dal Presidente Wang Chunafu. Il costruttore cinese, interpellato dai giornalisti, ha detto di non aver ancora trovato una location precisa, ma i giochi sembrano oramai fatti, anche perché BYD ha già una liason con l'Ungheria dove possiede una fabbrica di autobus. Il tutto aveva probabilmente preso il via anche prima delle bellicose dichiarazioni della von der Leyen, ma la risposta cinese è stata ancora una volta rapida come il fulmine.