Bus nella scarpata, chiesta condanna a 10 anni per i dirigenti di Autostrade

Bus nella scarpata, chiesta condanna a 10 anni per i dirigenti di Autostrade
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Il Procuratore Capo di Avellino, Rosario Cantelmo, ha chiesto una condanna a 10 anni per omicidio colposo plurimo e disastro colposo per l'ad di Autostrade Castellucci e 11 dirigenti nell'ambito del processo per la strage del bus di Avellino
10 ottobre 2018

Dieci anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e disastro colposo: è questa la pena chiesta dal Procuratore Capo di Avellino, Rosario Cantelmo, per l'attuale ad di Autostrade, Giovanni Castellucci, e altri 11 dirigenti della società nell'ambito del processo per la strage del bus di Avellino, nella quale il 28 luglio del 2013 persero la vita 40 persone. 

Sono diverse le vicende strazianti ricordate dal pm Rosario Cantelmo nella sua requisitoria, come riportato dal Corriere della Sera. Tra queste, quelle di Clorinda Iaccarino, gravemente ferita nell'incidente in cui persero la vita il marito e i figli, e quella di Annalisa Caiazzo, la cui bimba di cinque anni riportò danni gravissimi, di cui paga ancora le conseguenze oggi. 

Tanta la commozione di alcuni dei parenti delle vittime presenti in aula: una donna, superstite dell'incidente, ha addirittura perso i sensi. La tesi accusatoria si basa sull'insufficienza a reggere l'urto del pullman precipitato dal viadotto Acqualonga da parte dei sistemi di ancoraggio. 

Una tesi, questa, confermata anche dalla relazione del superperito Felice Giuliani, docente universitario di Ingegneria a Parma, scelto dal giudice Luigi Buono nel processo per la strage. Giuliani ha evidenziato come la tragedia sia accaduta perché i tirafondi delle barriere laterali del ponte erano corrosi dal sale, utilizzato d'inverno per fronteggiare neve e ghiaccio. 

Dello stesso avviso, subito dopo la tragedia, era stato anche il nostro editorialista, Enrico De Vita. De Vita aveva spiegato come il bus fosse caduto quasi verticalmente, segno che la barriera di cemento aveva ceduto quando ormai la velocità del veicolo era molto bassa. Dalle immagini televisive trasmesse quella stessa notte, si rilevava molto bene una lunga barriera di guardrail penzolante nel vuoto, barriera non ancorata a sufficienza, contro la quale l'autista aveva invano tentato di rallentare la corsa strisciando per oltre 150 metri.

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