Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Dopo la scomparsa di Sir John Surtees è rimasto lui, come più anziano campione del mondo di F1 in vita: Jackie Stewart, classe 1939, 11 giugno per l'esattezza. Una carriera nemmeno troppo lunga in F1, anzi, ma molto, molto proficua: tre titoli e due secondi posti in nove stagioni, concentrati nelle ultime sei, ma soprattutto una carriera rispettosa di quella sicurezza per cui ha tanto lottato, anche dopo aver appeso il casco, vedendo come i suoi coetanei del tempo perivano in pista. Oggi Stewart, lo scozzese volante un po' anziano e ingoffito, che pur lento nei movimenti e nella parola leggendone il palmarès ridicolizza molti sudditi della Regina, pensando al rapporto partenze / risultati (chiedere a Dave Coulthard) si vede ancora ogni tanto, sempre in tinta nei suoi colori tipici nazionali, quelli che si mette in testa, casco o cappello che sia, sempre sorridente, sempre capace di ricordare con lucidità gli aneddoti di un passato eroico e irripetibile, talvolta tragico.
La sua combinazione sportiva più vincente da pilota, quella che gli valse il titolo onorifico OBE nel Regno Britannico, fu quella con i motori Ford e Ken Tyrrell, titolata due volte a inizio anni Settanta, in seguito fu team manager della Stewart GP negli anni Novanta, sempre motorizzato da Ford, con pochi bei risultati ma un percorso decoroso pensando a come la F1 era divenuta un immenso business, rispetto ai giochi con carte false che usava fare Tyrrel tra una stagione e l’altra, per accaparrarsi forniture a basso costo.
Ha corso anche con Matra, March e BRM Jackie Stewart, che abbiamo intervistato l’ultima volta a un recente GP Italia di Monza, ha corso pure con le ruote coperte e ovunque, toccando il mitico tracciato di Indianapolis la prima volta con una quasi vittoria, al debutto. Ma la corsa che non smette mai di ricordare, è quella per cui non vale la pena morire facendo sciocchezze o trascurando il buon senso nelle corse automobilistiche, o in strada, quando si tiene un volante tra le mani. La sicurezza non si deve mai ritenere più che sufficiente se i motori sono accesi.