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Strade come groviera, con buche che frequentemente assumono le proporzioni di veri e propri crateri. Spesso i lavori stradali non vengono effettuati con la dovuta perizia e con materiali di scarsa qualità. Si tenta di andare al risparmio ovunque e comunque e alle prime piogge fioccano le voragini, creando enormi disagi ai cittadini. Nella migliore delle ipotesi le buche possono fare danni ai veicoli. Nella peggiore mettono a repentaglio la nostra sicurezza, soprattutto nel caso delle due ruote.
Paghiamo il bollo ma le strade sembrano dei groviera
Ormai ci siamo quasi assuefatti a questa situazione di totale noncuranza del nostro patrimonio stradale. Dai dati emersi dall'analisi semestrale condotta dal Siteb - l’Associazione Italiana Bitume e Asfalto Stradale – emerge un quadro davvero drammatico, ancora più difficile da accettare se pensiamo che i soldi che sborsiamo ogni anno per il sempre più salato “bollo” dovrebbero servire anche a mettere in sicurezza le infrastrutture.
Per fotografare questo scenario la Siteb ha raccolto ed elaborato i dati relativi al consumo di asfalto, principale indicatore dello sviluppo dell’industria stradale. Nei primi 4 mesi dell’anno sembravano arrivare timidi segnali positivi perché gli operatori del settore manutenzione e costruzione strade avevano registrato un incremento nel consumo bitume rispetto allo scorso anno (+8%), dovuto all’aumento degli interventi di manutenzione necessari per attutire i nefasti effetti di un inverno particolarmente piovoso che ha lasciato sui manti stradali nazionali numerose buche. L’arrivo dei mesi più caldi e intensi per le attività produttive ha però smorzato ogni rosea aspettativa riportando il trend in linea con la chiusura del 2013 (annus horribilis per il comparto). Ogni eventuale speranza di ripresa è rinviata quindi al 2015.
Bitume utilizzato per produrre energia pulita. Un'assurdità voluta dalla legge
La crisi del consumo di bitume si inserisce nel già negativo trend del mercato petrolifero. Secondo la Siteb dal 2000 ad oggi si sono perse oltre 32 mln di tonnellate di prodotti (benzine, gasoli, oli combustibili e bitume), volume equivalente alla produzione di oltre 6 raffinerie di medie dimensioni e decisamente superiore alle 17,9 mln di tonnellate perse nel quinquennio ’80 /’85, a ridosso del secondo shock petrolifero.
In realtà questo dato non è propriamente corretto e andrebbe corretto al ribasso. Mancano all'appello infatti alcune ingenti quantità di bitume prodotte dalle raffinerie ma utilizzate in verità per produrre energia elettrica, pagata poi a peso d'oro come se fosse fotovoltaica. Questa assurdità è stata resa possibile dalla disgraziata legge che ha autorizzato a definire “energie rinnovabili” quelle prodotte grazie a scarti di lavorazione e la contemporanea definizione dei bitumi quali scarti delle raffinerie!
In ogni caso è un fatto che una serie di raffinerie (Roma, Cremona, Mantova e Marghera) negli ultimi anni ha dovuto chiudere i battenti, proprio mentre la contemporanea e innegabile riduzione dei consumi continua a far permanere incertezze sul futuro nel medio periodo del sistema produttivo e delle nostre strade.
Per non avere più buche bisognerebbe utilizzare il 50% in più di bitume
L’Italia possiede una rete di poco meno di 500.000 km di strade principali, (850.000 km, se teniamo conto anche di quelle all’interno delle città e delle secondarie o private), un patrimonio dal valore immenso che in buona parte si sta perdendo per mancanza di una seria e programmata manutenzione.
“In gran parte dei casi il degrado non è superficiale (manto asfaltico), ma è dovuto al collasso degli strati di base sottostanti”
In gran parte dei casi il degrado non è superficiale (manto asfaltico), ma è dovuto al collasso degli strati di base sottostanti. Troppo spesso si interviene solo per tamponare l’emergenza, con risultati effimeri, e alla lunga si spende di più senza risolvere i problemi. Le autostrade con pedaggio vivono una situazione migliore, ma la loro estensione è limitata: circa 6.600 km.
Siteb stima che per tenere in buona salute le nostre strade occorrerebbe utilizzare almeno 40 mln di tonnellate di asfalto l’anno, quasi il doppio di quelle che saranno utilizzate quest’anno (come evidenzia il grafico sottostante).
«Ci attendevamo decisamente di più dai primi passi del nuovo Governo. La ripresa del nostro Paese», dichiara il Presidente Siteb – Michele Turrini, «non può prescindere da un piano straordinario di investimenti sulle infrastrutture, in primis bloccando il depauperamento della nostra rete stradale attraverso il rilancio delle attività di manutenzione, troppo spesso rinviate a tempi migliori. Dopo la politica di annunci è tempo di dare maggiore concretezza alle indicazioni espresse ‘sbloccando’ realmente il Paese, anche mediante una svolta nel sistema creditizio, la cui stretta continua a frenare gli investimenti e avviando a definitiva soluzione il problema dei ritardati pagamenti che ancora affligge le nostre aziende e non solo».
«Troppo timido», conclude Turrini, «l’impegno assunto dall’Esecutivo con lo ‘Sblocca Italia’. Le limitate risorse liberate costituiscono una misura non adeguata alla situazione di profonda crisi attraversata dal nostro Paese. Servono risposte di più ampio respiro».