Brexit e Dazi: le auto inglesi tremano?

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Da Ralf Speth, CEO di Jaguar Land Rover, il richiamo al governo britannico: possibile danno da oltre un miliardo di sterline l’anno, senza accesso libero e privo di imposte con l’area commerciale UE
6 luglio 2018

In questi giorni parliamo dei dazi che l’amministrazione Trump ha attivato per la Cina e minaccia di incrementare anche per l’Europa e le sue auto, ma.. Gli inglesi? Anche loro, che si sono tirati fuori dalla comunanza monetaria con il resto dell’eurozona, hanno i propri grattacapi e non da poco. Oggi è un giorno importante della Brexit, fondamentale e Theresa May lo sa bene. Da Coventry ci pensa nientemeno che Ralf Speth a ricordarlo. Il Chief Executive Officer di Jaguar Land Rover, attualmente la maggiore Casa Automobilistica del Regno Unito, che “vanta” 300.000 posti di lavoro (40.000 dipendenti e 260.000 da indotto, ndr) si è rivolto al governo britannico per ottenere con urgenza certezze sugli scambi commerciali con l'Unione Europea, inclusa una garanzia di accesso ai mercati agevole, esente da possibili dazi.

"Il cuore e l'anima di Jaguar Land Rover sono nel Regno Unito. Tuttavia dovremo affrontare un futuro imprevedibile se i negoziati della Brexit non manterranno libero e senza attriti il commercio con l'Unione Europea, con accesso senza restrizioni al mercato unico”.
Mosse mediatiche in lingua inglese? Probabile se fossimo in Italia dove la politica si compone moltissimo di echi sui social, a supportare scelte già prospettate a monte. Qui è argomento nuovo e serio, per il governo che trema ma soprattutto per l’industria inglese, che misura gli effetti della Brexit.

The Prime Minister
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Poco prima della pubblicazione della White Paper, che delinea le relazioni commerciali tra UK e UE secondo le indicazioni dal governo, arrivano le parole dure di  Speth: "Abbiamo urgentemente bisogno di certezze per continuare a investire pesantemente nel Regno Unito, un cattivo accordo di Brexit costerebbe a Jaguar Land Rover una perdita di profitti di oltre 1,2 miliardi di sterline ogni anno”.

Quando parla uno che è al vertice di un gruppo tra i maggiori investitori, esportatori (80% del proprio venduto, ndr) e datori di lavoro del Regno Unito, è probabile che qualcosa il governo sia pronto a fare. Per JLR l'Europa continentale vale il 20% delle vendite, ma è anche su questo pilastro di 1/5 del volume che si ergono gli investimenti fatti in madre patria, quelli che toccano le coscienze dei governanti e gli interessi dell’economia locale, quelli che hanno orizzonte di cinque anni. Il fisco britannico oltretutto, ottiene da Jaguar Land Rover 2 miliardi di sterline all’anno e Coventry ricorda come più del 40% dei componenti dei loro veicoli siamo importati dall'Europa e quindi a rischio di variazione marginalità, qualora si innescassero nuove tariffe con lievitamento costi fornitura.

Il CEO di JLR
Il CEO di JLR

 

"Dai tempi di Adam Smith la Gran Bretagna ha propugnato il libero mercato e il libero commercio – chiude il CEO JLR - dobbiamo preservare un accesso al commercio libero da dazi o dogane, senza variare le attuali normative dell'Unione Europea". Vedremo cosa uscirà dai consigli in cui si decide una fase importante per tutta l'industria britannica, non solo automobilistica, dove insieme a Jaguar e Land Rover rimangono operative anche buona parte di Mini e Rolls-Royce.

   

Una Jaguar, simbolo di auto britannica moderna
Una Jaguar, simbolo di auto britannica moderna

 

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