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Oggi faremo un piccolo viaggio nel tempo. Per scoprire come è cambiato il modo di "fare il pieno". Viaggeremo nel passato, fino ad arrivare a sbirciare nel futuro. Una volta per fare rifornimento alla propria auto si andava in farmacia. Sì perché quando le auto erano ancora poco diffuse, all’inizio del '900, la benzina veniva venduta in latta in quei negozi che, fino a poco tempo prima, avevano distribuito il petrolio per le lampade delle case. Con il diffondersi delle automobili, però, il sistema di rifornimento si evolve rapidamente. Dalle latte si passa a dei carrelli mobili, che permettevano di iniettare il carburante direttamente nei veicoli attraverso una specifica leva.
Negli anni ‘20, poi, arrivano le prime strutture con serbatoi interrati: nascono i distributori. All’inizio i serbatoi contengono 3.000 litri, valori che ci fanno sorridere a fronte dei 30.000 litri che abbiamo oggi sottoterra ogni volta che facciamo rifornimento in una stazione moderna. Per portare il carburante in superficie si usano le prime pompe. Sono ancora ad azionamento manuale e sono altissime, 2,5 metri circa. Questo perché la benzina, una volta portata in superficie dal serbatoio, prima si raccoglieva in un boccione, da 5 litri, e poi doveva raggiungere il serbatoio dell’auto per caduta, sfruttando la gravità. Difetti? Si potevano fare solo cinque litri per volta e non era possibile centellinare goccia per goccia come si fa oggi.
Dal 1935 arrivano le prime pompe elettriche. E tutto cambia perché, da allora, per fare benzina si farà sempre meno fatica. Fino a quando si inizierà a farsela direttamente da soli. Negli anni ‘90 inizia l’era del self-service. Una rivoluzione che sembrava impossibile e che, invece, contro ogni aspettativa è diventata realtà. La nostra macchina del tempo ci ha portato a oggi. Ma come sarà il distributore del futuro?