Brembo, Tiraboschi: «Fermo produttivo per Coronavirus? Ricadute enormi sull'automotive»

Brembo, Tiraboschi: «Fermo produttivo per Coronavirus? Ricadute enormi sull'automotive»
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Il vicepresidente esecutivo di Brembo, Matteo Tiraboschi, parla delle possibili conseguenze di un eventuale fermo produttivo nel Nord Italia per via del Coronavirus
11 marzo 2020

I provvedimenti ancora più stringenti ipotizzati dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, per rispondere all'emergenza Coronavirus, tra cui figurerebbe anche la chiusura delle aziende, potrebbero costituire una minaccia seria al settore automotive mondiale. A dichiararlo, in un'intervista concessa a Reuters, è il vicepresidente esecutivo di Brembo, Matteo Tiraboschi. «Se penso ad eventuali altre misure, non posso che pensare a un fermo del trasporto merci e degli spostamenti dei lavoratori - spiega -. Questo vorrebbe dire fermare la produzione in Italia”.

«Le ricadute sarebbero enormi per tutto l’automotive, visto che i componenti auto prodotti nel nord Italia sono utilizzati da metà delle case automobilistiche mondiali”, ha aggiunto Tiraboschi, che invoca un coordinamento a livello europeo delle misure che andranno ad impattare sulla produzione manifatturiera. «Adesso è l’Italia che rischia il fermo produttivo; poi potrebbe essere il turno della Francia e poi probabilmente della Germania. Così rischiamo di triplicare i tempi delle problematiche economiche europee: meglio eventualmente chiudere tutti insieme subito».

Al momento gli spostamenti per motivi di lavoro sono consentiti, e l'attività di produzione continua, così come la consegna di merci, pur se con restrizioni e provvedimenti volti a ridurre il rischio di contagio. Nella conferenza stampa indetta stamani, però, il premier Giuseppe Conte si è detto aperto a possibili inasprimenti: «Non c'è nessuna chiusura verso misure più restrittive da parte del governo, fermo restando che abbiamo già adottato un decreto che ha introdotto un regime esteso a tutta la penisola. Ma seguiamo il contagio e siamo disponibili a valutare le richieste che dovessero venire dalla Lombardia e da altre Regioni».

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