Boris Johnson e la Ferrari F430, un test drive sopra le righe...

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Il neopremier britannico è stato anche un giornalista specializzato in automobili, ma chi ha lavorato con lui non lo ricorda proprio come un asso della penna, tanto meno del volante...
23 luglio 2019

Downing Street ha un nuovo inquilino: è Boris Johnson, appena proclamato primo ministro inglese. Al leader conservatore spetterà guidare la Gran Bretagna verso la Brexit, mèta voluta da una risicata maggioranza dei sudditi di Sua Maestà, ma non ancora raggiunta a più di tre anni dal referendum.

Dovrebbe essere il conducente perfetto, dal momento che dell’ormai tramontato premierato di Theresa May è stato Segretario per gli Affari Esteri. Eppure, c’è chi ha messo in dubbio e nero su bianco, già tempo fa, le sue capacità alla guida.

Non dell’Isola, ma proprio delle auto: Boris Johnson, infatti, prima di diventare il leader dei conservatori britannici, è stato un giornalista. Dalla fine degli anni ‘80 e fino alla metà dei 2000, si è principalmente occupato di politica, guadagnandosi la fama di cronista più euroscettico su Bruxelles e dintorni, ma con numerose divagazioni nel campo delle quattro ruote.

Su GQ il due volte sindaco di Londra ha infatti tenuto per diverso tempo una rubrica fissa sulle automobili, di cui si dichiara un esperto, tanto da aver scritto nel 2007 una guida tutta sua: Life in the Fast Lane: The Johnson Guide to Cars. A scavare un po’ più a fondo negli anni della sua collaborazione con il popolare magazine maschile è stata la sua biografa non autorizzata Sonia Purnell nel saggio Just Boris: a tale of blond ambition

Due esempi della sua prosa: «E’ stato come se l'intera contea dell'Hampshire si fosse sdraiata e avesse aperto le sue gambe ben pasciute per essere violentata dallo stallone italiano». A cosa si riferiva Johnson? Alle sensazioni che gli aveva suscitato la Ferrari F430 durante uno dei suoi test. Del Nissan Murano disse invece: «Cosa sta dicendo con ghigno plutocratico quella griglia scintillante? Sta dicendo “fuori dai piedi, piccola macchina guidata da una persona normale con un reddito modesto. Fai strada al Murano!”». Insomma, toni non proprio politically correct...

Righe memorabili che costarono molto al suo giornale. Non tanto perché il nuovo “Prime Minister” che pian piano scalava i gradini della politica d'Oltremanica aveva preteso ed ottenuto di essere ben pagato, ma anche perché, proprio lui che a Londra da sindaco è stato particolarmente attento al trasporto pubblico, spesso e volentieri parcheggiava le auto che aveva in prova ovunque gli capitasse collezionando multe su multe. «Che Boris non si sarebbe mai sognato di pagare, naturalmente», ricorda il suo ex caporedattore Dylan Johnson. 

Nonostante i trascorsi professionali nel campo e, da buon conservatore, una comprensibile passione per le auto di lusso, Boris Johnson è finito nel mirino degli indiscretissimi tabloid anche per la sua automobile personale: una vecchia monovolume Toyota Previa che i paparazzi londinesi hanno spesso immortalato con il suo abitacolo pieno di rifiuti e le immancabili multe sul parabrezza. 

Insomma, che il nuovo premier fosse un po’ pasticcione lo si era capito, come lo hanno capito anche i costruttori inglesi che nei loro incubi hanno una Brexit “no deal”, cioè senza un accordo commerciale con la UE. Che con la nomina di Johnson diventa un’ipotesi ancora più probabile. 

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