Blocco Uber: cosa dice l'ordinanza del Tribunale di Roma

Blocco Uber: cosa dice l'ordinanza del Tribunale di Roma
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I giudici bloccano Uber Black per concorrenza sleale a tassisti ed ncc. Ecco le motivazioni riportate nell'ordinanza
10 aprile 2017

Punti chiave

Il 17 aprile Uber sarà definitivamente fuori legge. Due anni fa è toccato a UberPop, adesso è il servizio UberBlack dedicato agli NCC ad essere bloccato per presunta concorrenza sleale. E' quanto stabilito dalla nona sezione del Tribunale di Roma in seguito al ricorso di una dozzina di cooperative, associazioni e aziende di tassisti ed ncc, che ha disposto che entro dieci giorni UberBlack dovrà cessare il servizio, oscurare il suo sito Internet e la sua app, se non vorrà incorrere in una multa di 10.000 euro per ogni giorno di ritardo oltre il termine. 

Il ricorso contro Uber dei tassisti contesta «le modalità di esercizio del servizio pubblico non di linea poste in essere dalle società del Gruppo Uber unitamente agli autisti da essa organizzati, operatori NCC […], utilizzando la piattaforma informatica e la relativa applicazione denminata Uber Black o le similari applicazioni denominate Uber Van, Uber Tour, Uber Suv, Uber X, Uber XL, Uber Select ed Uber Lux, le quali si differenzierebbero dalla prima soltanto per il tipo di vettura utilizzata dall'autista», si scrive nell'ordinanza.

Il Tribunale di Roma ha rilevato che «tramite l'app in questione, fornita da Uber BV, i vettori che esercitano servizio di n.c.c., contrariamente a quanto previsto dalla normativa quadro […] invece di stazionare le vetture nella rimessa e ricevere prenotazioni da utenza specifica che avanza prenotazione presso la rimessa medesima, intercettano utenza indifferenziata mentre circolano o sostano sulla pubblica via, esercitando, quindi, di fatto un servizio riservato ai taxi».

Le toghe romane aggiungono che «Tale sistema consente, altresì, agli autisti muniti di ncc di operare stabilmente il servizio in comuni o regioni diverse da quelle da cui hanno ottenuto il rilascio dell'autorizzazione e dove dovrebbe essere sita la rimessa, interrompendo, di fatto, ogni legame con il territorio in relazione al quale era stata valutata la necessità del loro servizio».

La concorrenza sleale, secondo il Tribunale, è dovuta a diversi aspetti in cui è organizzato il rapporto tra Uber e i suoi autisti, «rispetto al servizio taxi, non dovendo soggiacere a tariffe predeterminate dalle competenti autorità amministrative» e «rispetto al servizio ncc, nella cesura del legame del servizio alla rimessa da costituire nel comune ove è richiesta l'autorizzazione».

Da parte sua Uber Italia si è detta sorpresa della decisione ed ha annunciato che presenterà appello. Carlo Tursi, general manager di Uber Italia, ha anticipato: «Faremo appello contro questa decisione basata su una legge vecchia di 25 anni, con la speranza di poter andare avanti a permettere alle migliaia di professionisti che usano l'app di Uber di continuare a farlo e di avere più guadagno e flessibilità. Lo faremo per consentire ai cittadini che ci usano a Roma e a Milano di avere ancora più scelta nella mobilità urbana».

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