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Sembra proprio che in Italia, almeno nell’immediato, non si possa verificare un taglio delle accise sui carburanti com’è stato invece annunciato in Francia solo pochi giorni fa. Molti auspicano infatti un provvedimento di questo tipo, che se da un lato ridurrebbe le entrate fiscali nelle casse dello Stato, dall’altro avrebbe come effetto immediato un sensibile calo dei prezzi praticati alla pompa.
Stando a quanto dichiarato fino ad ora dal Governo italiano, sembra comunque che i prezzi di benzina e diesel siano destinati a rimanere molto elevati e pesantemente compromessi dalle numerose accise. L’ultima, nuova tassa sui carburanti è stata aggiunta solo qualche settimana fa, prima di ferragosto.
Il Governo del nostro Paese è stato interpellato e spinto da più parti ad intervenire dopo l'ennesimo polverone sollevato dagli ultimi aumenti della benzina, che hanno portato i prezzi a sfondare quota 2 euro anche presso i distributori della rete ordinaria (fuori dalle autostrade) di alcune regioni del Centro Italia.
Pressato per un taglio, anche minimo, delle accise, l'esecutivo, invece di prendere provvedimenti concreti con effetto immediato, si è affrettato a minimizzare la portata dei rialzi, sottolineando in una nota diffusa dal Ministero dello Sviluppo Economico, che i picchi registrati in alcuni distributori di specifiche aree del Paese non rispecchiano l'andamento reale dei prezzi.
L'aumento del prezzo alla pompa, ha precisato il Dicastero guidato da Corrado Passera, é stato nettamente inferiore all'aumento del prodotto sui mercati internazionali, consentendo di riassorbire in parte anche l'aumento delle accise per finanziare le spese di ricostruzione per il terremoto, deciso prima di ferragosto e pari (compresa l'Iva) a 0,005 euro al litro.
Quindi l'attenzione posta in questi giorni sulle punte di prezzo registrate in alcune aree di servizio - puntualizza ancora Via Veneto - non rappresenta esaustivamente gli andamenti reali e rischia anzi di fornire un alibi per effetti imitativi.
Il Ministero difende anche le compagnie petrolifere, osservando una riduzione del loro margine industriale, sceso a 10,6 centesimi al litro per la benzina e a 12 per il gasolio. Del resto, nell'ultima settimana lo stacco Italia, ovvero la differenza sul prezzo industriale italiano al netto delle tasse e quello medio europeo, è passato per la verde in negativo (-0,001 euro).
Ed anche sul gasolio il differenziale è andato praticamente azzerandosi (a 0,006 euro), rispetto ad un valore medio annuo di 2,4 centesimi per la benzina e 2,6 per il gasolio. Il dato mostra come in Italia il costo di produzione sia al momento inferiore di circa 2-3 centesimi rispetto a quello di Paesi come Germania e Spagna.
Queste tesi difensive non bastano però ai consumatori, sempre più allarmati dai rincari, né ai distributori di Assopetroli che si appellano a Monti per un taglio della componente fiscale, oggi preponderante sul prezzo finale. Sulla stessa linea anche la Figisc Confcommercio, secondo cui quello francese è un esempio concreto da seguire con urgenza, visto anche il crollo verticale dei consumi che ormai tocca il 10% rispetto allo scorso anno.
Infine, se è vero che solo in alcune aree del Paese si sono raggiunti i picchi di prezzo oltre i due euro al litro, è altrettanto vero che il costo dei carburanti in Italia rimane ancora troppo elevato, soprattutto se si tiene conto del reddito medio delle famiglie italiane. Per il momento quindi non resta altro che approfittare degli ultimi due weekend di sconti presso i distributori delle Compagnie che portano avanti le promozioni estive.
Fonte: Ansa