Beatrice Saottini: «Le concessionarie devono anticipare i desideri e capire quali strade percorrere»

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In occasione dell'Automotive Dealer Forum 2013 abbiamo incontrato Beatrice Saottini, Presidente e Consigliere Delegato di Saottini Auto, che ci ha parlato del mercato e di come le concessionarie dovrebbero agire per orientarsi verso il futuro
18 ottobre 2013

 

In occasione dell'Automotive Dealer Forum 2013 abbiamo incontrato Beatrice Saottini, Presidente e Consigliere Delegato di Saottini Auto, ci ha parlato della sua attività, del mercato e del futuro delle concessionarie senza trascurare il contesto socio-politico italiano.

 

Ci può parlare un po' della sua attività?
«Siamo concessionari per i marchi Volkswagen, Audi, Skoda, Porsche e partner Bentley. La nostra realtà nasce nel 1951 e guardiamo avanti per fare sempre meglio il nostro mestiere».


Come è andato il 2012 e come si chiuderà il 2013?
«Certamente non è una delle domande più semplici. Da un punto di vista economico inutile nascondere che i risultati sono fortemente voluti e con caparbietà cercati. Certamente nei momenti in cui l'economia non è fiorente, in cui è difficile affermare un prodotto, un principio, un'attività, questo stesso momento rappresenta un istante nel quale si può riflettere, pensare, riprogettare un modello organizzativo e cercare di essere attenti nel trovare segnali e ispirazioni dall'esterno che possano far rivalutare il modello di business».


Da più parti si inizia a parlare di questa abolizione del superbollo che si spera arrivi. Secondo le può aiutare il mercato di vetture come quelle che vendete voi? Le Porsche, le Bentley...
«Il superbollo certamente è un deterrente per le vetture di lusso, ma più ancora lo è lo stato d'animo, la sensazione di caccia alle streghe, la poca fiducia che la società ripone in una tipologia di utente, e questo a mio parere è un grande errore, perché l'essere utenti di una vettura di lusso certamente contraddistingue persone che non hanno difficoltà economiche ma non necessariamente connota persone disoneste».


La sua presenza ad Automotive Forum è dettata da?
«La mia presenza qui è dettata dalla voglia di conoscere, da quella curiosità che è donna e che in questo settore è la curiosità di una donna imprenditrice, e che quindi vuole capire qual'è il sentore. Quali sono i pensieri dei colleghi, che cosa, marchi che anche non rappresentiamo, hanno da dirci e che cosa Quintegia, che studia questo settore, può suggerirci per fare meglio il nostro lavoro».


Noi individuiamo tre leve all'interno del concessionario che possono essere l'usato, l'approccio al digitale e l'indipendenza finanziaria che sono molto importanti. Ne vede anche altre?
«Mah, certamente quando si è sportivi – e in questo momento un imprenditore all'interno del nostro settore è uno sportivo – bisogna essere equipaggiati in modo adeguato. Poi qual'è lo scalatore che ha successo? Quello che riesce a vedere nuove vie per raggiungere la vetta. Questo è il compito di noi imprenditori: cercare di capire quali sono le strade nuove, cercare di anticipare i desideri, le esigienze e andare a cercare i clienti uno per uno. Non possiamo più permetterci di aspettarli, già da tempo ma adesso ancora meno. Dobbiamo assolutamente andare a cercare le nostre opportunità e andare a cercare i nostri interlocutori per interagire con loro».


Come vede le concessionarie del futuro?
«Le vedo come realtà fisiche perché l'emozione fa parte di noi, è una parte del nostro corpo. Certamente il web è una modalità di comunicazione nella quale ci si può far conoscere e si può rispondere a tante esigenze e si possono stimolare gli utenti a venire in contatto con noi, anche da un punto di vista poi fisico per condividere passioni, gusti e anche profumi che altrimenti col web non si potrebbero condividere».


Fosse su una torre con il Governo, le banche e la Casa madre, chi butterebbe giù?
«Come sempre non si può dare una risposta a una domanda così generica. Bisogna capire quale Governo, quale Casa madre e quali banche. Se tutti insieme possono essere dei perfetti stimoli. I connotati devono essere una serietà imprenditoriale, un'etica profonda e una voglia di condividere, di aiutare, di accettare consigli e di dare appoggio. Con tutte queste prerogative rimango anche io sulla torre con gli altri tre e viviamo felici e contenti»

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