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Brembo - Nella stragrande maggioranza delle supercar e superbike prodotte al mondo c'è un elemento fondamentale pensato, progettato e collaudato da un'azienda italiana che oggi più che mai è simbolo di performance, tecnologia e raffinatezza: la Brembo. Un'azienda speciale, che ha saputo farsi conoscere anche dal grande pubblico attraverso le corse e che investe decine di milioni di euro in ricerca tecnologica senza mai perdere di vista le proprie origini italiane. Del presente, del passato e del futuro dell'azienda bergamasca, al cui vertice siede Alberto Bombassei (figlio di Emilio Bombassei, fondatore dell'azienda), ne abbiamo parlato con Luca Battistella, Brembo Performance Car Retail Market Manager.
Chi è Brembo?
«Brembo è un'azienda italiana leader nella progettazione e produzione di sistemi frenanti in cui lavorano oltre settemila persone, di cui circa tremila in Italia. Il fatturato nel 2012 è stato 1.4 miliardi di euro (+10,7% rispetto al 2011) ed, a parte un 2009 in cui abbiamo subito un calo per via dell'inizio della crisi, possiamo dire che dal 2003 ad oggi l'azienda sia in costante crescita. Dal 2003 (634 milioni) ad oggi, infatti, il fatturato è più che raddoppiato.»
Come lavora Brembo nel settore Automotive?
«A differenza di altre aziende noi preferiamo fornire nella serie come nelle corse il sistema frenante completo. Questo ci permette di diventare partner dei nostri clienti a tutto vantaggio della performance del prodotto, che per ogni tipologia di vettura viene progettato, sviluppato e testato per offrire il meglio della qualità possibile.»
In quante business unit si divide Brembo?
«Abbiamo cinque business unit. Auto&Track per i soli dischi freno, Auto&Track per i sistemi frenanti completi, Moto con dischi freno, sistemi frenanti e ruote (Marchesini), After-Market e Performance. Quest'ultima è certamente l'aree più divertente e passionale della nostra azienda perché lavora nell'ambito degli impianti da competizione, del tuning, delle ruote moto e della sicurezza passiva (Sabelt).»
Con che aziende lavora Brembo?
«I marchi che serviamo sono numerosissimi e vanno da BMW a Mercedes passando per il Gruppo Volkswagen, Toyota, Fiat, GM, PSA Peugeot Citroen, Renault Nissan, Volvo, Hyundai, Ford, ma anche brand cinesi come la Geely o l'indiana Tata e molti altri. In ambito moto lavoriamo a stretto contatto con il Gruppo Piaggio, Harley-Davidson, Yamaha, MV, Triumph, Ducati e molti altri.»
Non producete solo freni. Sabelt e Marchesini fanno tutt'altro
«Brembo è un'azienda che negli ultimi anni è cresciuta anche in ambiti che non erano quelli originali. Oltre all'impegno nella sicurezza attiva, con dischi pastiglie e pinze per l'automotive, siamo entrati nella sfera della sicurezza passiva acquisendo la Sabelt che tutt'oggi produce cinture, sedili, accessori ed abbigliamento per le corse.»
Quanto investe Brembo in ricerca e sviluppo?
«Brembo investe moltissimo nei prodotti ma soprattutto nelle nuove tecnologie. Il nostro gruppo è leader di settore ma per continuare ad esserlo bisogna investire moltissimo in ricerca e sviluppo. E' per questo che abbiamo scelto di investire il 5% del nostro fatturato in ricerca, indipendentemente dal fatto che siano anni più o meno difficili. Per noi l'R&D è un'area strategica in cui lavora il 10% dei nostri dipendenti.»
L'R&D è strettamente legato alle corse?
«Sì, le corse sono un po' l'avanguardia delle nostre innovazioni. Molte delle soluzioni che oggi si possono guidare su strada sono state prima introdotte nelle corse e poi sviluppate per essere prodotte in serie e portate alla produzione di tutti i giorni. Per noi, dunque, è molto importante essere presenti nelle corse e siamo davvero fieri di poter contribuire al successo di numerosi piloti e team. Solo nel 2012 i titoli mondiali conquistati da veicoli frenati Brembo sono stati 49.»
I vostri impianti frenanti sono tutti made in Brembo?
«La tendenza è quella di partire dalla materia prima e di arrivare al prodotto finito. Di fatto, oggi, produciamo tutto l'impianto, comprese le pastiglie. Questa tipologia di lavoro ci permette di difendere il nostro know-how e avere un controllo più dettagliato di quello che andiamo a produrre, a discapito di ogni tipo di problema. Progettazione, collaudi, fonderie, officine meccaniche, controlli qualità, logistica e distribuzione, sono tutti elementi che gestiamo internamente.»
“Di fatto, oggi, produciamo tutto l'impianto, comprese le pastiglie. Questa tipologia di lavoro ci permette di difendere il nostro know-how e avere un controllo più dettagliato di quello che andiamo a produrre, a discapito di ogni tipo di problema”
Fate tutto in casa, come una volta, ma siete un'azienda globale
«Sì Brembo è un'azienda globale e produciamo molto anche all'estero, ma non con l'obiettivo di abbassare i costi. Le nostre presenze in sedici Paesi del mondo (18 fabbriche, 3 laboratori di ricerca, 22 uffici commerciali) sono frutto della stretta collaborazione con i nostri clienti che producono auto al di fuori dei confini europei. I freni sono un prodotto molto pesante e chiaramente conviene produrlo laddove viene venduto. Lavoriamo in Cina, in Brasile, negli States e dovunque i nostri clienti abbiano bisogno.»
Corse e tuning quanto contano a livello di fatturato?
«Circa il 10% del nostro fatturato deriva da tuning e racing in quantità pressochè uguali. Quest'ultimo in particolare è un introito di gran valore perché ci regala un'immagine estremamente positiva. Per assistere tutti i nostri clienti abbiamo realizzato una rete di officine altamente specializzata in grado di fornire un servizio di assistenza e installazione di assoluto rilievo. In Italia i Technical Center sono 27.»
Che linee di prodotto auto proponete in aftermarket?
«Abbiamo quattro linee di prodotto nell'ambito della performance. Sport, che propone dischi e pastiglie intercambiabili, Turismo (disco in due pezzi con campana in alluminio), Gran Turismo e GTR. Quest'ultimi due sono i kit più sofisticati, in particolar modo il GTR che offre anche la pinza ricavata dal pieno dal look e dalle caratteristiche tecniche molto vicine a quelle di un impianto da corsa. Già con il solo disco Sport, l'entry level, la performance cambia notevolmente rappresentando una soluzione ideale per chi vuole una performance migliore, anche in pista, oltre che un'estetica più raffinata.»
In termini di omologazione come ci si comporta con questi kit?
«I kit pinze/dischi sono omologati in Germania mentre in mercati come Italia, Spagna e altri Paesi formalmente non lo sono. Esiste una normativa che permetterà di omologare anche in Italia questi kit, ma non è ancora ben chiaro come si farà. Quando è stata introdotta questa norma la nostra speranza era che si estendesse quanto si faceva già in Germania, ma da noi hanno pensato di lavorare con omologhe locali. Si tratta dunque di una procedura più complessa, perché richiede di omologare il sito produttivo, che per quanto ci riguarda è straomologato, e poi omologare nuovamente i prodotti. Per quanto riguarda i kit con solo dischi sono invece omologati e possono essere installati senza alcun problema come un normale ricambio.»
Cosa c'è nei prodotti futuri di Brembo?
«Siamo andati oltre il CCM, la soluzione con disco carboceramico che negli ultimi anni viene utilizzata per gli impianti di Porsche, Ferrari o Lamborghini. Il CCM che per sue caratteristiche è leggero e prestazionale, a differenza di quanto spesso si crede nasce per uso stradale. Questo significa che se il cliente fa trackday con una certa frequenza dischi subiscono un'usura elevata. Abbiamo così messo a punto un nuovo kit ad elevatissime prestazioni denominato CCM-R che, di primo acchito, appare simile al CCM ma che in realtà vanta una costruzione completamente diversa, che richiede 9 mesi di lavoro. Una costruzione per l'80% è simile a quella dei dischi F1 e che gli consente di essere 8 volte più resistente di un disco in ghisa e 4,5 volte più del CCM tradizionale.»
A differenza del CCM il CCM-R viene dunque venduto come kit?
«Sì il CCM richiede una specifica taratura dell'elettronica della vettura per funzionare bene mentre il ccmr è assimilabile al disco in ghisa e questo ci permette di commercializzarlo normalmente, anche se ad un prezzo non certamente popolare.»