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Da tempo conosciuto, ma soppiantato dall’emergente litio, per il sodio potrebbe essere arrivato il momento della vendetta: un gruppo di ricercatori dell’Istituto di Chimica dell’Accademia Cinese delle Scienze, infatti, in collaborazione con alcuni colleghi statunitensi, ha infatti messo a punto un inedito tipo di catodo che potrebbe rendere vantaggiosa la produzione su larga scala di batterie al sodio.
I prodotti elettronici di largo consumo - non solo computer e cellulari, ma ormai anche vetture ibride ed elettriche - sono di solito alimentati da batterie al litio, che ha molti vantaggi in termini di efficienza ma ha anche il grave difetto di essere raro e quindi caro.
Sempre più caro, anzi, visto che negli ultimi tempi la sua quotazione si è addirittura triplicata a fronte della ridotta disponibilità rispetto alla richiesta, senza considerare inoltre il problema legato al suo smaltimento una volte terminato il ciclo operativo.
Da qui l’esigenza di cercare alternative egualmente performanti ma anche più accessibili e meno tossiche.
Il candidato ideale è stato sempre indicato nel sodio, ma anch’esso non è esente da limiti funzionali: il maggiore, il fatto che se esposti all’aria gli strati metallici del catodo tendono ad ossidarsi, riducendo se non addirittura azzerando la capacità operativa e funzionale della batteria.
A questo problema sembra ora siano riusciti ad ovviare i chimici cinesi, utilizzando strati di metalli diversi ed aumentando lo spazio tra loro.
Un escamotage che ha eliminato l’ossidazione e stabilizzato la resa in termini di efficienza, garantendo alle batterie sperimentali al sodio performance analoghe a quelle dei modelli al litio.
Il passaggio alla produzione di serie non avverrà domani: occorrono altre prove e verifiche, ma la strada sembra tracciata.