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Si parla di un vero e proprio “Chips Act” per mettere l’Europa in cima (o meno in coda, essendo realisti sul 10% che contiamo oggi) al settore dei semiconduttori nei prossimi anni.
Troppo pesanti per l’industria, non solo dell’auto e per l’economia. La dichiarazione della Von der Leyen è a favore di un piano con 15 miliardi di euro da investire, oltre i 30 già stanziati, con persino un ammorbidimento delle regole sugli aiuti di Stato. Il target è pesare il 20% nella produzione globale entro 2030.
In pratica le aziende riceveranno maggiori aiuti pubblici, ma senza approfittare di passaggi da un governo all'altro… Speriamo sia tutto ben fatto. Controlli poi sulle esportazioni extra-Ue, alla faccia delle teorie del passato quanto si misero le fondamenta del commercio globale a inizio Anni Novanta e, in sintonia con quanto imposto dalla pandemia e dai comportamenti di altri continenti.
Come quelli delle Mega Fab asiatiche, che sfornano chip e componenti essenziali per gli oggetti di uso quotidiano. La stima attuale conta un terzo di competitività in meno per l’Europa (circa +33% di costo, incolmabile brevemente).