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Con il percorso per buona parte già fissato, delle auto a emissioni zero e del declino per motorizzazioni più inquinanti, alimentate da carburanti fossili, qualcuno si domanda cosa ce ne faremo di moltissime vetture d’epoca cui le nuove normative vieteranno la circolazione sempre più.
Di recente la questione è stata sollevata dalla FIVA (Federation Internationale Vehicules Anciens) che ovviamente mira a difendere la cultura dell’automobile per come l’abbiamo vissuta nel passato. Il timore FICA è che una fetta di storia, soprattutto un settore attivo e di gran valore se contato su scala globale, vada a ridursi gradualmente fino a sparire, con il passare delle generazioni automobilistiche.
“Dobbiamo guadagnare un riconoscimento globale per il nostro settore e per la grande importanza culturale, sociale ed economica dell’auto nella sua storia – ricorda il presidente - I giovani saranno il fulcro, anche per ringiovanire il nostro mondo”.
Vedremo aprirsi certe maglie del collezionismo, spesso troppo elitario? La FIVA otterrà delle deroghe su certe normative per consentire alle vetture del passato di avere ancora spazi utilizzo minimi per farle apprezzare? O meglio: la storia dell’auto come elemento fondamentale dello sviluppo industriale, sociale ed economico, sarà valorizzata maggiormente nel mondo se non scolastico magari accademico (piccolo nostro suggerimento)? Il discorso è rivolto al futuro ma un futuro non così remoto, vedendo gli obiettivi fissati da Europa e molte Case auto.
Non solo La FIVA dovrebbe guardare ai giovani per mantenere integro l’interesse verso il mondo delle vetture storiche e dell’industria motoristica pre-elettrificazione.