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L’ultima circolare del Ministero dell’Interno, la n. 995/2025, ha riacceso il dibattito sulla validità delle multe per eccesso di velocità rilevate tramite autovelox non omologati. Il Viminale ha infatti confermato che le sanzioni restano valide, sostenendo che la procedura di approvazione dei dispositivi sia equiparabile all’omologazione, nonostante un’ordinanza della Cassazione (n. 10505/2024) abbia stabilito il contrario. La questione, già oggetto di numerosi ricorsi, continua a generare incertezza tra automobilisti e amministrazioni locali.
Il nodo principale della controversia riguarda la differenza tra approvazione e omologazione degli autovelox. Secondo la Corte di Cassazione, l’approvazione rappresenta solo un passaggio preliminare, mentre l’omologazione certifica in modo definitivo la piena affidabilità del dispositivo. Per questo motivo, senza omologazione, le multe non potrebbero essere considerate valide.
Di contro, il Ministero dell’Interno – avvalendosi di un parere dell’Avvocatura dello Stato – ha ribadito che le due procedure avrebbero lo stesso valore giuridico e tecnico. Tra gli argomenti sostenuti dal Viminale vi è il fatto che entrambi i processi di verifica sono svolti dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che il Consiglio superiore dei lavori pubblici è coinvolto in entrambe le fasi per garantire la conformità degli strumenti.
Con la circolare del 24 gennaio 2025, il Ministero ha fornito alle Prefetture precise indicazioni su come difendere le multe emesse con dispositivi privi di omologazione. È stato infatti predisposto un modello di memoria difensiva, condiviso con l’Avvocatura dello Stato, per supportare la legittimità degli accertamenti effettuati con autovelox approvati ma non omologati.
Questa posizione si pone in netto contrasto con le numerose sentenze dei giudici di pace e tribunali, che negli ultimi anni hanno spesso annullato le multe per mancanza di omologazione, dando ragione agli automobilisti che presentavano ricorso.
La decisione del Viminale, invece di risolvere la questione, potrebbe alimentare ulteriori ricorsi e creare una situazione di incertezza normativa. Gli automobilisti e le associazioni di categoria, che da tempo contestano l’uso di dispositivi non omologati, potrebbero continuare a impugnare le multe, chiedendo l’applicazione della sentenza della Cassazione.
Dall’altro lato, le amministrazioni difendono la necessità di strumenti affidabili per monitorare la velocità e ridurre l’incidentalità stradale, ma il mancato allineamento tra Cassazione e Ministero potrebbe portare a un paradosso giuridico, in cui le multe risultano valide per le Prefetture ma annullabili dai giudici.