Autovelox, l’ultimo caso di vessazioni arriva da Ameglia

Autovelox, l’ultimo caso di vessazioni arriva da Ameglia
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Ad Ameglia, nello Spezzino, l’ultimo caso di multe a raffica causate da autovelox. Il nostro editorialista, Enrico De Vita, parla della vicenda ai microfoni di Elena Carbonari su Isoradio
2 febbraio 2018

L’ennesima vicenda legata a multe comminate a raffica dovute alla presenza di un autovelox con annessi automobilisti imbufaliti arriva da Ameglia, in Liguria. Solo da settembre 2016 ad oggi sono state comminate oltre 10.000 sanzioni, e molti utenti si sono visti recapitare molteplici verbali; merito dei due autovelox e del t-red piazzati tra il ponte della Colombiera e Fiumaretta nella città nello Spezzino.

C’è stato spazio per diversi primati: «Ho “beccato” due multe da 188 euro in un minuto, credo sia un record, ma cartelli di avviso non c’erano», ha spiegato al Secolo XIX Gino Bertonelli, uno degli automobilisti sanzionati. «Per me sei sanzioni in 10 minuti: cercavo di recuperare il cane impaurito avanti e indietro in strada. Ho solo mille euro di pensione al mese, vergognoso, inammissibile pensare di dover pagare», spiega Sauro Fonti, ex palombaro.

I cittadini di Ameglia non l’hanno presa bene: sono scesi in piazza contro questo autovelox. Il Comune ha inviato oltre 15.000 multe tra i 47 e i 188 euro: c’è anche chi ne ha prese 20, 30, fino a 80 e ora rischia di perdere la patente.

«A creare scompiglio sono stati due autovelox e un t-red – spiega il nostro editorialista, Enrico De Vita, ai microfoni di Elena Carbonari su Isoradio -. Il Comune viene accusato di aver abbassato il limite a 50 km/h su una strada provinciale; la Provincia ora vuole fare ammenda e riportarlo a 70 km/h: un autogol, perché così facendo ammettono di aver commesso un errore. Per fare sicurezza, dicono loro; i residenti, invece, dimostrano che in quel tratto non avvengono incidenti da molto tempo. Non solo, ma il 30 gennaio scorso uno dei due autovelox, quello di Fiumaretta, è stato finalmente spento. E ha smesso di succhiare soldi dalle tasche degli automobilisti, in nome di una sicurezza ipocrita».

Un automobilista, però, è stato ancora più sfortunato. «Mi è stato girato un documento assurdo – spiega De Vita - inviato dal Comune di Ameglia a un dottore di La Spezia che è incappato in questo autovelox nel 2012. L’automobilista ha pagato il verbale di 184 euro per aver superato di oltre 10 km la velocità di 50 km/h, ma il Comune ha informato male il cittadino non facendogli capire che aveva 60 giorni di tempo per comunicare il nome di chi guidava, e così lui ha creduto di essere già individuabile attraverso il pagamento del primo verbale».  

«L’articolo 126bis è un’altra legge assurda. Invece di sottrarre punti direttamente al proprietario del veicolo – come sarebbe logico, semplice e privo di conseguenze - esige che questi comunichi entro 60 giorni il nominativo di chi guidava, e se non lo fa deve pagare una seconda sanzione, che oggi è diventata di oltre 284 euro. Molti utenti della strada non adempiono a quest’obbligo, non perché sono smemorati, ma perché i Comuni hanno più interesse a incamerare i soldi della sanzione (che con le spese di notifica è lievitata a 303 euro), piuttosto che comunicare al ministero i punti da sottrarre al malcapitato. E quindi troppo spesso non indicano chiaramente all’automobilista la procedura da seguire, né allegano un bollettino precompilato».

«Il nostro automobilista dimentica di segnalare il nome di chi era alla guida. Passano pochi mesi e gli arriva un nuovo verbale da 303 euro. Che tuttavia non paga subito, non comprendendo il motivo della sanzione, ma dopo sessanta giorni. E qui scatta la severità medioevale del nostro Codice, che colpisce col raddoppio della sanzione chi non tira fuori i soldi all’istante.

Non finisce qui. «Nei giorni scorsi, dopo oltre cinque anni dalla prima infrazione, all’automobilista è giunta una cartella esattoriale da cui emerge che la sanzione di 303 euro, che aveva pagato è – per prima cosa - raddoppiata perché ha saldato il debito in ritardo. Poi, gli chiedono altri 237 euro come maggiorazione pari all’interesse del 10% semestrale per ogni sei mesi passati da allora. C'è di più: gli vengono addebitati 45 euro di costi di riscossione, e infine 18 euro di spese di atto, per un totale di 564 euro. Che sommati ai primi 187 euro per l’autovelox, ai 303 per non aver comunicato i dati, fanno la bellezza di 1054 euro».

Il dettaglio della cartella esattoriale del nostro lettore
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«Siamo all’assurdo: gli importi richiesti sono uno schiaffo allo stipendio di un operaio. I motivi addotti sono in contrasto con lo stesso codice: le maggiorazioni richieste sono illegittime; le date da cui vengono fatti decorrere i reati sono indicate a caso e falsano i termini delle prescrizioni. Morale: il Parlamento deve intervenire a calmare gli eccessi e le disinvolture di molti Comuni e delle aziende private che si prestano a inviare i verbali per conto loro e a fare da esattoria. Sono questi i problemi quotidiani dei cittadini: avete ascoltato qualche candidato trattarli nelle sue promesse elettorali? Faccio appello al vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, affinché intervenga appena possibile per porre fine a queste prevaricazioni».

La vera scorrettezza è che i Comuni non inviano la cartella quando potrebbero, cioè allo scadere dei 60 giorni, dopo il verbale, ma attendono tutti i cinque anni concessi dalla legge, in modo che quell’interesse raggiunga il suo valore massimo. Aberrante

«L’automobilista ora farà ricorso, ma devo segnalare ancora una scorrettezza. La maggiorazione semestrale del 10%, che è già un interesse da usura, non va applicata perché la Cassazione ha ribadito più volte che basta il raddoppio della sanzione a comprendere ad abundantiam qualunque interesse. Ma tant’è, la tentazione di carpire quei soldi da chi non lo sa è forte, e quindi le agenzie di riscossione la applicano. “Se poi non va in porto, pazienza”. Ma la vera scorrettezza è che i Comuni non inviano la cartella quando potrebbero, cioè allo scadere dei 60 giorni, dopo il verbale (nel caso dell’automobilista spezzino, nell’anno 2013), ma attendono tutti i cinque anni concessi dalla legge, in modo che quell’interesse raggiunga il suo valore massimo. Aberrante».

Foto: La Gazzetta della Spezia

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