Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Una recentissima sentenza della Corte Costituzionale ha sollevato l’ennesimo polverone sulla questione autovelox. La Consulta infatti si è schierata dalla parte degli automobilisti, definendo “irragionevole” la norma per cui le apparecchiature mobili non dovevano essere sottoposte ad una regolare manutenzione che ne certificasse la corretta taratura.
A questo punto ci si aspetta una pioggia di ricorsi, ma come stanno veramente le cose? E’ davvero così facile evitare una multa e perché la Corte Costituzionale si è messa da parte degli automobilisti, in aperto contrasto con quanto dichiarato tempo fa dalla Cassazione?
Ci spiega tutto il nostro editorialista Enrico De Vita, intervenuto ai microfoni di Isoradio, dove è stato intervistato da Elena Carbonari.
Si riapre il caso degli autovelox. Eppure la Cassazione – in precedenza - era stata definitiva: “non serve tarare gli autovelox fissi”…
«E’ corretto. Precedentemente la Corte di Cassazione si era espressa a favore di una norma del Codice che distingueva fra autovelox mobili e impianti fissi, respingendo tutti quei ricorsi che chiedevano che ogni strumento fosse tarato in maniera continuativa e periodica».
Perché la Cassazione sosteneva questa posizione, apparentemente ingiustificabile?
«La Cassazione sosteneva che solo gli autovelox fissi fossero obbligati a revisione e controllo, tanto che la taratura viene riportata nel verbale. Aggiungeva poi che nel caso di impianti mobili, in dotazione alle pattuglie, non occorreva una taratura periodica perché gli agenti erano in grado di verificare che lo strumento stesse funzionando correttamente».
Qual era la motivazione “reale”?
«Nel 2005, siccome si era arrivati ad avere in circolazione migliaia di apparecchiature di vecchio tipo (l’Autovelox 104 C), che i Comuni non sottoponevano a controlli frequenti, si temeva che i giudici di Pace accogliessero troppi ricorsi e venissero richiesti troppi certificati di taratura. Allora, il Ministero dei Trasporti da un giorno all’altro aveva stabilito che gli autovelox mobili non avessero bisogno di una taratura periodica».
E oggi invece che cosa è successo? Che cosa ha detto la Corte Costituzionale?
«Oggi la Corte Costituzionale ha esaminato per la prima volta questa norma del Codice della Strada e l’ha definita, giustamente, del tutto “irragionevole”. Questo significa che chi ha subito sanzioni con apparecchiature non sottoposte a tarature periodiche ha subito una ingiustizia».
Chi ha subito sanzioni con apparecchiature non sottoposte a tarature periodiche ha subito una ingiustizia
Tutti possono fare ricorso, anche chi ha già pagato la multa?
«No, chi ha già pagato la multa ormai non può fare più niente».
E chi non ha ancora pagato invece, cosa deve fare?
«Bisogna guardare il verbale e cercare di capire se l’infrazione contestata è stata commessa in corrispondenza di una pattuglia con apparecchiatura mobile o di un autovelox fisso e se viene citato espressamente il controllo periodici effettuato».
E poi?
«Se l’impianto è fisso non c’è niente da fare perché sul verbale comparirà la taratura specifica di quell’autovelox rilevata con una ispezione periodica. Se invece il verbale è firmato dai vigili, che in quel determinato giorno hanno rilevato con una apparecchiatura mobile il superamento dei limiti di velocità, si può fare ricorso al giudice di Pace chiedendo espressamente il documento che attesti la taratura di quell’autovelox mobile».
Ci sono probabilità di vincere il ricorso?
«Quello che con molta probabilità non è stato sottoposto a taratura periodica è l’autovelox “104 C”, il modello più vecchio. E nel verbale deve sempre essere riportato il modello di autovelox utilizzato. In questo caso si può fare ricorso e si hanno ottime probabilità di vincere».
A chi fare il ricorso?
«In generale consiglio sempre di fare ricorso al Prefetto perché in questo modo si risparmiano i 39 euro di cauzione. Con il giudice di pace invece si perde più tempo. Bisogna sapere però che il Prefetto non emette una sentenza, ma rimane silente per molti mesi. Se non risponde significa che il ricorso è stato accolto. In questo caso il ricorso è gratuito, però non si ha la “soddisfazione” di conoscere i motivi che hanno portato a una vittoria nei confronti dell’amministrazione».
Anche in questo caso è opportuno rivolgersi al Prefetto?
«No, in questo caso specifico per vincere il ricorso occorre chiedere che la polizia locale mostri il certificato di taratura e per farlo bisogna necessariamente passare attraverso un’udienza del Giudice di Pace. Quindi, purtroppo, bisogna pagare i 39 euro».
La postazione di rilevamento mobile deve essere segnalata nel migliore dei modi
Quindi da oggi i vigili dovranno citare nel verbale il certificato di taratura?
«A questo punto sì, i vigili dovranno annotare nel verbale il certificato di taratura dell’apparecchio. Per le multe passate invece, qualora fosse ancora pendente un ricorso, dovranno presentarlo al giudice di pace, ma sempre su richiesta dell’automobilista».
Dal parere della Consulta si deduce che gli autovelox mobili sono gli unici che possono presentare tarature sbagliate. Dobbiamo fidarci ciecamente quindi delle apparecchiature fisse?
«E’ più probabile che un autovelox mobile non sia tarato correttamente, visto che fino ad oggi non c’era un obbligo di ispezione periodico. Questo però non significa che quelli fissi siano sempre perfettamente calibrati. Nelle prossime settimane pubblicherò un’inchiesta su Automoto.it, dove dimostreremo, dati alla mano, che un autovelox di Milano sbaglia addirittura di 10 km/h!»
E’ vero che le pattuglie a volte si nascondono con gli autovelox per non farsi cogliere dagli automobilisti?
«Effettivamente abbiamo assistito ad episodi in cui gli autovelox sono stati nascosti all’intero dei cassonetti o di autovetture bianche, anonime e insospettabili. Oggi tutto questo, per fortuna, non è più possibile, perché la Cassazione ha definito un autovelox nascosto una vera e propria truffa».
Eppure a volte accade ancora…
«Il decreto Maroni del 2010 vieta di utilizzare postazioni fisse in ambito urbano, ad eccezione dei viali di grande scorrimento (dove però la velocità non dovrebbe essere subdolamente limitata a 50 all’ora, come succede a Milano e a Roma). In città quindi i vigili sono obbligati ad utilizzare postazioni mobili, installate per esempio all’interno di una vettura. Questo non significa però che la pattuglia si possa nascondere, anzi! La postazione di rilevamento mobile deve essere segnalata nel migliore dei modi, per esempio, se è montata su una vettura di servizio, si devono tenere accesi i lampeggianti blu. Inoltre in città la pattuglia è tenuta a fermare l’automobilista colto sul fatto e a contestare sul posto l’infrazione».
Come deve essere segnalata una postazione autovelox mobile?
«La postazione mobile deve essere segnalata in modo preciso mediante un cartello e attraverso i lampeggianti della vettura accesi. Almeno 80 metri prima del rilevamento, in ambito urbano, i cartelli vanno ripetuti. La postazione deve essere visibile puntualmente, non sono tollerabili situazioni in cui gli agenti si nascondono per offuscare lo strumento di rilevazione».
Non è prendendo di mira gli automobilisti colpevoli di aver superato di 10 km/h il limite che si fa sicurezza
E fuori città?
«Se la pattuglia invece si trova fuori città, lo strumento di rilevamento mobile deve essere posizionato almeno 1.000 metri dopo il segnale che indica il nuovo limite di velocità. Questo per evitare che si realizzino delle vere e proprie “trappole”, con l’autovelox posizionato in corrispondenza di un nuovo limite improvviso, che impone di passare di colpo, per esempio, da 90 a 50 km/h. Anche in questo caso poi lo strumento va segnalato con appositi cartelli almeno 250 metri prima. Se si è in autostrada invece i cartelli devono essere posizionati almeno 400 metri prima della postazione».
Perché anche i Tutor, a suo avviso, non sono sempre utilizzati per fare sicurezza?
«I tutor, per fortuna, sono operati dalla polizia stradale e non per fare cassa. Tuttavia, l’anno scorso hanno totalizzato mezzo milione di multe sulle nostre autostrade. Da un lato è vero che hanno dato una mano ad aumentare la sicurezza, ma una cifra simile, francamente, è davvero spropositata. Non è prendendo di mira gli automobilisti colpevoli di aver superato di 10 km/h il limite che si fa sicurezza. In questo modo semmai si vuole fare cassa. Bisogna combattere senza esclusioni di colpi i pirati della strada, ma costoro vanno a velocità elevatissime, non superano di certo i limiti di qualche chilometro all’ora in più!»
E’ vero che in alcune città ci sono pattuglie civetta impegnate a rilevare la velocità degli automobilisti in movimento?
«Le pattuglie civetta in città possono contestare ad un automobilista il reato di guida pericolosa, ma non hanno la possibilità di rilevare la velocità, di fotografare la vettura e di fornire la prova documentale dell’infrazione».
I sistemi che indicano su smartphone o navigatore dove si trovano gli autovelox sono regolari?
«Da quando è obbligatorio indicare dov’è la postazione autovelox, i sistemi che indicano dove si trovano le postazioni di rilevamento sono diventati regolari.»