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Ricordate la vicenda dell'autovelox di Viale Famagosta a Milano? Quasi un anno fa un nostro lettore, Fulvio Morandi, ci aveva chiesto aiuto perché sosteneva di aver ricevuto una multa palesemente ingiusta attribuitagli da uno dei nuovi occhi elettronici, distribuiti a pioggia sulle grandi arterie milanesi e tarati a velocità da raccolta fondi per le casse comunali e per il fondo previdenza degli impiegati . Il signor Morandi era sicuro al 100% di aver percorso quel tratto di strada a 45 km/h, ben al di sotto dell’avvilente limite di 50 all’ora. Secondo lui quindi doveva essere il veicolo che procedeva al suo fianco, in fase di sorpasso, ad aver superato la soglia dei 50 km/h.
Lo abbiamo invitato a recarsi al comando, a sostenere le sue ragioni e a farsi consegnare la foto del misfatto. Dalla quale si vedeva bene che risultavano immortalate ben quattro vetture e che la Scenic del signor Morandi era quella più a destra e chiusa davanti e dietro da altre vetture. Alle richieste del cittadino di conoscere se erano state elevate contravvenzioni anche alle altre vetture la risposta è stata: “Per saperlo bisogna fornire la targa di quelle auto”. Ma siccome queste targhe – nell’immagine consegnata al signor Fulvio - apparivano coperte proprio dal servizio contravvenzioni, abbiamo suggerito al signor Morandi la domanda di riserva: “Chieda se quell’autovelox ha elevato altre contravvenzioni alla stessa ora della sua”. Questa volta risposta, impeccabile dal punto di vista del perfetto burocrate, fu: “Non possiamo per ragioni di privacy”. Così, per ben due volte, il signor Fulvio venne respinto dall’agente addetto al servizio, con l’invito formale a fare ricorso.
Le indagini hanno portato alla luce anche evidenti falle nel servizio di gestione delle multe
Così ci siamo messi al lavoro sul suo caso e abbiamo potuto visionare anche un secondo fotogramma, rivelatore, scattato ad un secondo di intervallo dal primo. Poi siamo stati in viale Famagosta a misurare la distanza a terra traguardando la posizione delle ruote della Scenic con i riferimenti sul terreno, fra i quali le strisce bianche. E siamo risaliti alla velocità: così è apparso in modo inconfutabile che il nostro lettore aveva perfettamente ragione. La velocità della sua Scenic infatti era ben al di sotto del limite, mentre era l'Alfa in sorpasso sulla sinistra quella a cui sarebbe dovuta arrivare la multa. Le indagini hanno portato alla luce anche evidenti falle nel servizio di gestione delle multe (che avrebbe dovuto subito rivelare al cittadino che nelle foto appariva l’indicazione della corsia ove era stata commessa l’infrazione, che ovviamente non era quella percorsa dalla Scenic) o nella taratura dell'autovelox di Viale Famagosta che, secondo la nostra ricostruzione, non rivelerebbe la corretta velocità dei veicoli.
In ogni caso preparammo un ricorso al Prefetto di Milano, nel quale si descrivevano le indagini effettuate e si richiedeva di annullare il verbale, ma anche di portare a conoscenza di un organo di stampa in quale fase del processo sanzionatorio erano stati commessi errori. Sono trascorsi quasi 12 mesi da allora, il ricorso si può considerare automaticamente accolto e il signor Morandi può finalmente dormire sonni tranquilli. Ma quello che più ci ha colpito non è l'esito positivo della vicenda, su cui peraltro nutrivamo ben pochi dubbi. Quello che ci lascia molto amaro in bocca è che il lettore, prima di presentare il ricorso, si era si era recato almeno due volte al comando dei Vigili di via Friuli sostenendo che doveva esserci un errore. Ma ogni volta veniva rimandato via senza che l'agente di servizio si accorgesse dell'errore palese evidenziato nelle foto scattate dal velox.
Fra persone civili - quando uno sbaglia e sottopone l'altro a perdere tempo e soldi per dimostrare che è innocente - solitamente si chiede scusa
Ora, dal momento che il ricorso è stato accolto, significa dire che l'errore c'era. Ed era pure evidente. Fra persone civili - quando uno sbaglia e sottopone l'altro a perdere tempo e soldi per dimostrare che è innocente - solitamente si chiede scusa. Ma nessuno, fino ad oggi, ha mosso un dito nei confronti del Sig. Morandi per riconoscere l'errore. Anche il comando di Polizia Municipale, a nostro avviso, avrebbe dovuto almeno scusarsi, perché a suo tempo non si era sforzato nemmeno di fare il minimo sindacale, visionando con attenzione le foto scattate dalla telecamera. All'estero del resto si fa così. Abbiamo numerosi esempi di polizie (Svizzera, Norvegia) che si sono scusate con i cittadini e addirittura hanno restituito somme pagate ingiustamente. Perché in Italia l'arroganza della divisa finisce col giustificare comportamenti così poco amichevoli?