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Spendere i soldi ricavati dalle multe per infrazioni registrate dagli autovelox per acquistarne altri: è questa l’idea di Moreno Gasparini, sindaco di Loreo, in provincia di Rovigo. In un’intervista ai microfoni di Delta Radio, Gasparini ha fornito questa motivazione: «la sicurezza per noi viene prima di tutto».
«Di sicuro – ha aggiunto Gasparini - non sono contento di vedere padri di famiglia venire in comune a lamentarsi per aver preso più multe. Ma non sono felice nemmeno che non vengano rispettati i limiti. Lo ripeto: i velox non sono un problema, basta rispettare il limite di velocità e tutto è risolto».
A chi accusa Gasparini di fare cassa con i velox, il sindaco risponde così: «Certo che porta soldi e questo mi consente, ad esempio, di non alzare le tasse ai miei cittadini. Poi l’importante è che quel denaro sia speso per far qualcosa di buono per i nostri paesi, soprattutto sul fronte sicurezza. E poi, ripeto: basta andare piano. I segnali ci sono».
È davvero possibile spendere i soldi ricavati dagli autovelox per comprarne altri? Sì, come spiega il nostro editorialista, Enrico De Vita. «Una “manina” intervenne all’atto di conversione del decreto ministeriale che stabiliva per l’articolo 208 del Codice della Strada come dovessero essere utilizzati i proventi delle sanzioni stradali al fine di migliorare la sicurezza della circolazione. Ricordiamo infatti che la norma era nata proprio per frenare la voglia di fare cassa dei Comuni e interrompere il proliferare degli autovelox».
«Avvenne tutto nella notte prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, aggiungendo una frase, probabilmente suggerita dall’Anci o da qualche altro ente interessato, che estese l’impiego dei proventi non solo al rifacimento del manto stradale, alla chiusura delle buche nell’asfalto, al miglioramento e alla manutenzione della segnaletica, ma - udite, udite – anche all’acquisto di attrezzature per il controllo delle infrazioni. Quindi una sorta di mostro che perpetuava sé stesso all’infinito, una sorta di matrioska, che invece di generare sicurezza e colpire i veri indisciplinati faceva proliferare gli strumenti di controllo sistemati un po’ dappertutto come trappole. Anzi ne finanziava l’acquisto».
Un altro elemento fonte di polemiche è la scelta di posizionare l’autovelox di Loreo in una zona non illuminata. Gasparini difende così questa decisione: «È la prefettura a dire che non deve più essere illuminato; quelli che hanno il lampione rispondono ad una vecchia normativa, che ora è cambiata. Se metessi il lampione farei qualcosa di illegale. Abituatevi. perché il futuro è questo: i velox d’ora in poi saranno tutti bidirezionali e non illuminati».
È così? Non proprio, spiega De Vita: «È vero che il Codice non impone di illuminare la posizione dove viene sistemato l’autovelox, ma impone - in modo perentorio - che siano perfettamente segnalati. È ovvio che nasconderli al buio non corrisponde davvero a segnalarli sufficientemente».