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Questa volta nel caos ci sono alcuni Comuni del feltrino (Feltre, Quero-Vas e Arsiè), ma in tutte le province italiane ci sono centinaia di ricorsi presentati ai giudici di pace per multe prese con vari sistemi di misura della velocità. Molte delle contestazioni prendono spunto da una Ordinanza della Corte di Cassazione del 2022 che obbliga ciascun apparecchio a disporre di un certificato di omologazione (ne abbiamo parlato qui), una procedura che è stata "aggirata" dal ministero che sostiene sia sufficiente avere l'"approvazione" del medesimo.
E i Comuni non sanno più che pesci pigliare: il sindaco di Feltre ha deciso di fermare le pratiche in attesa di un chiarimento, mentre i due comuni limitrofi hanno deciso diversamente di ricorrere contro le sentenze del giudice di pace di Belluno. Il Sindaco di Arsiè si erge addirittura a legislatore affermando che «L’autovelox, anche se non omologato, è approvato», come riportato dal Corriere delle Alpi, citando analoghe sentenze che di recente hanno dato ragione agli enti. In effetti, anche se la Cassazione sembrerebbe aver chiarito le cose per almeno un contenzioso, ce ne sono centinaia di altri in cui i tribunali si sono espressi diversamente.
Non siamo qui a fare la difesa d'ufficio dei trasgressori - e siamo disposti a scommettere che le contravvenzioni sono state emanate correttamente per la violazione dell'art. 142 del Cds,- ma da oltre 13 anni in Italia si aspetta un Regolamento nazionale per l'uso e le caratteristiche dei rilevatori di velocità che non possa essere contraddetto, scavalcato, male interpretato o abusato. Sembrava che la scorsa primavera fosse la volta buona e invece siamo ancora in una paradossale situazione in cui i Comuni cercano scorciatoie procedurali e omettono di presentare i dovuti rendiconti di come vengono impiegati i fondi delle multe. Ecco un argomento da segnare in rosso nell'agenda del nuovo Parlamento, anche se in realtà potrebbe già occuparsene l'attuale ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini.