Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Autostrade per l’Italia uscirà dal perimetro di Atlantia, la holding che l’ha controllata per decenni di cui sono azionisti di maggioranza i Benetton col 30%, per diventare una società indipendente quotata in Borsa attraverso una complessa operazione di riassetto societario che dovrebbe concludersi tra circa un anno.
E’ questa una delle maggiori novità dell’accordo raggiunto nelle scorse ore tra l’esecutivo e i vertici di Atlantia, messi alle strette dal Governo nella richiesta di rilasciare la concessione del maggiore gestore autostradale italiano dopo i drammatici fatti di Genova e le numerose presunte inadempienze nella manutenzione di ponti e gallerie emerse dalle indagini portate avanti da due anni a questa parte.
Aspi sarà dunque scorporata da Atlantia, che ne possiede l’88%, e diventerà una società pubblica a partecipazione mista pubblico-privato. Ciò avverrà dopo l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti, la finanziaria all’84% del Ministero delle Finanze e per il restante 16% di diverse fondazioni bancarie italiane, attraverso un aumento di capitale da 3 a 4 miliardi che le permetterà in un primo step di avere il 33% diventando il socio di riferimento.
Gli altri soci che progressivamente rileveranno le quote dei Benetton, secondo quanto annunciato, dovranno essere graditi a CdP: si parla di un 20-22% che andrà ad investitori istituzionali. Ad oggi nel capitale di Aspi sono presenti tra i maggiori azionisti Appia Invstements S.r.l. (consorzio che rilevò nel 2017 il 6,94% formato dai tedeschi di Allianz, i francesi di Électricité de France e gli olandesi del fondo DIF) mentre col 5% c’è il fondo governativo cinese Silk Road Fund specializzato in infrastrutture che interessano la rotta commerciale nota come “Nuova Via della Seta”.
Tra le new entry nel cda si è parlato di Poste Vita, del fondo F2i, ma anche del fondo Macquarie. In questo modo la proprietà dei Benetton scenderebbe progressivamente al di sotto del 10%, soglia oltre la quale si ha diritto di rappresentanza nel consiglio di amministrazione, e successivamente al di sotto con un ulteriore aumento di capitale in prossimità del debutto sui listini azionari. Nel frattempo CdP dovrebbe salire al 51%.
Rimane da definire il nodo chiave della valutazione di Autostrade: per alcuni analisti la società può valere da 6 a 9 miliardi, ma il valore definitivo dipenderà da molti fattori. Intanto Palazzo Chigi ha fatto sapere che la negoziazione vera e propria sarà avviata il 27 luglio. Il nuovo assetto, vista la complessità dell’operazione, dovrebbe essere definitivo in una finestra che va dai 6 ai 12 mesi.