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La proposta avanzata nel fine settimana da Autostrade per l’Italia al Governo per continuare ad operare in regime di concessione non ha convinto il premier Giuseppe Conte, che su Il Fatto Quotidiano e La Stampa ha espresso parole fortemente critiche sulla negoziazione in corso con Atlantia, la holding che controlla Aspi.
Le bordate sono soprattutto per la famiglia Benetton, azionista di maggioranza di Atlantia: per Conte è «Inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione», per cui «i Benetton non prendono in giro il presidente del Consiglio, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani», ha riferito al primo.
Altrettanto duro sulle colonne del quotidiano torinese: «I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull'altare dei loro interessi privati».
La posizione del primo ministro si è indurita negli ultimi giorni, dopo mesi di trattative, portate avanti dal Ministro dei Trasporti Paola De Micheli, che non sono approdate ad un punto di incontro soddisfacente per entrambe le parti.
Secondo le notizia filtrate sulla stampa, la società avrebbe accettato il nuovo regime tariffario con taglio dei pedaggi e la diluizione della quota di Atlantia (del 30,25% dei Benetton) in Autostrade dall’88% al 40% circa attraverso attraverso un aumento di capitale che consentirebbe l'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti nel capitale, ma non intenderebbe uscire del tutto dall'azionariato e avrebbe chiesto modifiche a una norma sull'indennizzo dovuto alla concessionaria in caso di inadempienze.
La posizione di Conte e della maggioranza che lo sostiene è invece contraria ad un azionariato pubblico-privato con i Benetton: «Sarebbe davvero paradossale se lo Stato entrasse in società con i Benetton. Non per questioni personali, che non esistono, ma per le gravi responsabilità accumulate dal management scelto e sostenuto dai Benetton nel corso degli anni fino al crollo del Morandi e anche dopo», ha detto il presidente del consiglio al Fatto.
L'ad di Atlantia Carlo Bertazzo ha però affermato che la società non intende uscire da Aspi, ma sarebbe aperta all'ingresso di altri soci, una posizione ribadita anche dall' ad di Autostrade Roberto Tomasi.
Il prossimo passo sarà il consiglio dei ministri convocato a Palazzo Chigi per domani martedì 14 luglio, nel quale si getteranno le basi per un accordo profondamente diverso da quello abbozzato da Atlantia, oppure si concretizzerà l’ipotesi della revoca, opzione sostenuta da Conte.
Intanto i mercati finanziari danno per ipotesi più probabile la seconda: il titolo di Atlantia oggi è arrivato a perdere il 13%.