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Nel braccio di ferro tra Governo e Autostrade per l’Italia sulla revoca della concessione per il crollo del Ponte Morandi dell’agosto del 2018 spunta un’altra “terza via” dopo la proposta, rifiutata dall’esecutivo, di una riduzione immediata dei pedaggi.
La proposta di Autostrade per l'Italia, pare 700 milioni per ridurre le tariffe, è stata infatti giudicata insufficiente dal Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, che in un'intervista a La Repubblica ha detto: «Ci saremmo aspettati una riduzione significativa delle tariffe ai caselli senza modificare il piano di maggiori investimenti per la rete e la manutenzione. Non do numeri. Ma la proposta è insufficiente».
A Palazzo Chigi pare, ma sono ancora voci di corridoio, si starebbe pensando ad una maximulta da 2 miliardi di euro a cui seguirebbero comunque le riduzioni dei pedaggi. Nei giorni scorsi era stata avanzata l’ipotesi di un taglio immediato del 5% per il ticket al casello ed incrementi massimi del 2% annuo inflazione inclusa, ma la proposta sarebbe stata respinta da Aspi perché l’impatto sarebbe stato compreso tra 3,5 e 4 miliardi, una cifra insostenibile secondo la concessionaria autostradale.
Il Governo ha di recente approvato misure che taglierebbero la compensazione in caso di revoca del contratto da 15-20 miliardi di euro a circa 8 miliardi, ma non è detto che lo Stato debba per forza pagare nel caso si dimostri l’inadempienza del concessionario. Intanto l'esecutivo sul tema è diviso in due: da una parte c’è il PD più propenso alla negoziazione, ma dall’altra c’è il Movimento 5 Stelle che insiste sulla revoca.
«Maxi multa? Non scherziamo. Lo Stato non accetta carità, solo giustizia per le vittime. Per chi ha causato il crollo del ponte Morandi non ci saranno sconti. Ci sono le famiglie di 43 vittime che ancora attendono giustizia. La revoca della concessione ad Autostrade va inoltre nella direzione di un successivo abbassamento dei pedaggi. Bisogna cambiare il sistema degli affidamenti», affermano fonti M5S all’Ansa.