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Prendendo spunto dal suo intervento all'interno della trasmissione Baobab, andata in onda su Radio 1, il nostro editorialista Enrico De Vita ci spiega perché lo sconto del 20% ipotizzato dal Ministro Lupi per i pendolari che percorrono le autostrade è da considerare umiliante, niente di più che una presa in giro.
L'occasione poi è quella giusta per chiarirsi le idee sui continui aumenti dei pedaggi e su tutti gli aspetti poco convincenti legati alla gestione delle concessionarie autostradali.
L'intervento di Enrico De Vita a Radio 1
«In tutti i principali Paesi europei la situazione è molto diversa rispetto all'Italia. Nella vicina Svizzera per esempio con 40 euro si entra in possesso di una vignetta per circolare tutto l'anno, o meglio per 14 mesi perché è valida anche nel dicembre dell'anno precedente e nel gennaio dell'anno successivo. Qui nessuno fa più “il biglietto” giornaliero, gli Svizzeri hanno un abbonamento totale che noi ancora ci sogniamo con cui possono circolare sui 2.000 km di autostrade e di semiautostrade della Confederazione».
«Noi in Italia abbiamo circa 5.000 km di rete autostradale a pagamento, per cui potremmo immaginare, seguendo l'esempio svizzero, di introdurre nella Penisola una vignetta dal costo raddoppiato (circa 80-100 €) valida tutto l'anno. Ovviamente un ipotesi del genere in Italia ce la sogniamo. Basta pensare che oggi per fare andata e ritorno Milano-Roma superiamo abbondantemente gli 80 euro.»
«Ovviamente con l'introduzione di una vignetta, o di un "abbonamento " annuale, ci sarebbe un grande vantaggio per tutti i pendolari, per chi lavora, per i trasportatori, ma non per i gestori delle autostrade italiane».
I parlamentari? Le autostrade non le pagano!
«Spiace dirlo ma anche in questo caso ci troviamo davanti ad una casta politica. Forse non sono in molti a saperlo, ma tutti i nostri parlamentari godono di una tessera gratuita che vale tutto l'anno, con cui possono viaggiare senza pagare sull'intera rete autostradale del Paese. Certo, i parlamentari hanno bisogno di muoversi sul territorio, ma non capiamo davvero il perché non dovrebbero pagare il pedaggio, visto che percepiscono lauti rimborsi. O forse si capisce fin troppo bene perché è stato fatto loro questo regalo».
Infatti, la concessione di questa tessera per viaggiare gratuitamente, rende più chiaro perché tutte le principali forze politiche, senza obiezioni, nel 2008 hanno approvato i contratti di concessione ai gestori autostradali, molto penalizzanti per gli utenti. Concessioni che verranno rinnovate così per molti anni, alcune fino al 2038.
Al di là dell'intervento a Radio 1, Enrico De Vita prosegue spiegando su Automoto.it e Moto.it in maniera più precisa e puntale perché il taglio del 20% ipotizzato da Maurizio Lupi è da considerarsi uno sconto irrisorio. Per scoprirlo è bastato infatti fare un confronto rispetto agli sconti per gli abbonamenti applicati da altre aziende che offrono servizi legati trasporto.
“La concessione di questa tessera per viaggiare gratuitamente, rende più chiaro perché tutte le principali forze politiche, senza obiezioni, nel 2008 hanno approvato i contratti di concessione ai gestori autostradali, molto penalizzanti per gli utenti”
Il concetto è semplice: se ti abboni, paghi meno. Ma non per le autostrade
Le Ferrovie – per gli abbonamenti regionali - adottano un sistema di calcolo per cui col costo di sei biglietti A/R si ottiene l’abbonamento per viaggiare tutto il mese. In questo caso quindi lo sconto è dell'80%, uno sconto vero, che influisce in maniera energica sulle tasche dei pendolari.
A parte le autostrade svizzere, con una quota unica di abbonamento valida per 14 mesi, c’è un esempio di abbonamento forfetario molto vicino alle autostrade italiane, anzi al loro interno. Ed è un esempio che umilia la proposta fatta dal ministro Lupi di offrire uno sconto del 20% ai pendolari (ma solo su tratte inferiori ai 50 km).
Il Tunnel del Bianco: che sconti! (guarda caso più in Francia che in Italia)
E’ il Tunnel del Monte Bianco, gestito da italiani e francesi. Per attraversare una sola volta il Tunnel del Monte Bianco per esempio (tariffe dal 1 gennaio 2014) il gestore italiano applica una tariffa di 43,10 euro. Chi vuole però può scegliere la tariffa A/R, scontata a 53,80 euro. Non solo. Chi necessita di attraversare il traforo molto più spesso può acquistare poi un carnet da 10 corse a 134,4 euro, uno da 20 corse o da 10 A/R a 185 (valido per due anni), o addirittura l'abbonamento mensile con corse A/R infinite a 215 euro. Quindi col costo di 4 biglietti A/R si può attraversare il tunnel anche tutti i giorni di un mese.
Fate voi il conto di quanto vale lo sconto. Curiosamente, ma non troppo, sugli stessi forfait il gestore francese applica uno sconto del 2%. Per esempio, l’abbonamento mensile viene a costare solo 211 euro. Ennesima dimostrazione di “braccino corto” del sistema italico.
Ma è la stessa Società Autostrade ad applicare sconti ben diversi dal quasi impercettibile 20% ipotizzato dal Ministero. Sulla A9 Milano-Como, per esempio, chi viaggia in car sharing, con almeno tre passeggeri a bordo, gode di uno sconto del 65%.
Viaggi tanto? Niente sconto in autostrada
Inoltre il tanto vociferato sconto ipotizzato da Lupi si rivolgerebbe solamente a chi percorre un massimo di 50 km di tratta autostradale e sarebbe conveniente solo per chi viaggia per un periodo di almeno 20 giorni al mese.
Questo significa che solamente in pochi potrebbero trarre vantaggio dallo dello sconto del 20%, che non potrebbe essere sfruttato dagli autotrasportatori e da tutti coloro che utilizzano quotidianamente l'autostrada per motivi di lavoro, e che percorrono centinaia di chilometri al giorno.
“Non si capisce perché, nonostante negli anni passati il traffico sia sempre aumentato (escluso l'ultimo periodo dove si sono sentiti gli effetti della crisi economica), i pedaggi non hanno fatto altro che salire, sempre ed in maniera costante”
Aumenti pedaggi autostradali: indifendibili
Dimostrato perché lo sconto del 20% è davvero ben poca cosa, non resta che portare l'attenzione sui continui aumenti dei pedaggi autostradali. Secondo Lupi, intervenuto a Radio 1 dopo l'intervento di De Vita, i rincari sono necessari per garantire le entrate alla società autostrade, dal momento che il traffico è in netto calo.
A questo punto però non si capisce perché, nonostante negli anni passati il traffico sia sempre aumentato (escluso l'ultimo periodo dove si sono sentiti gli effetti della crisi economica), i pedaggi non hanno fatto altro che salire, sempre ed in maniera costante, tanto che ormai ci si è quasi abituati al tipico rincaro di inizio anno.
Gli aumenti sembrano bassi, ma non è così
In merito ai rincari occorre anche aggiungere un altro aspetto. Ai primi di gennaio è stato comunicato un aumento medio sull'intera rete del 3,9%. Potrebbe sembrare un aumento piuttosto contenuto ma non è così perché se si vanno ad analizzare le singole tratte si scoprono aumenti ben maggiori, fino al 15%.
Questo avviene perché i rincari medi sono riferiti al totale dei chilometri autostradali della Penisola, ma siccome molte tratte - per esempio le tangenziali o la Salerno Reggio Calabria - sono gratuite, il rincaro sui chilometri a pagamento diventa molto più caro. Questo ovviamente non viene mai precisato, in modo tale da comunicare ufficialmente percentuali di aumento medio il più basse possibile.
Investimenti: le occasioni mancate e gli sprechi
Il capitolo degli investimenti non fatti rappresenta un altro tasto dolente quando si parla di autostrade. Tanti, troppi, gli esempi che testimoniano una gestione spesso molto discutibile della rete da parte delle concessionarie. Elenchiamone soltanto alcuni:
- La variante di valico è iniziata nel 1996. I lavori dovevano durare 7 anni e nel 2003 dovevano essere terminati. Andate a percorrere ora la Bologna – Firenze. Sono passati 10 anni e non è ancora finita.
- la Milano-Torino è un taboga da sette anni e non si sa quando sarà terminata: nello stesso periodo, in altre parti del mondo, si costruiscono autostrade nuove ben più lunghe.
- La A15 Parma - La Spezia da 22 anni è un cantiere continuo e perenne. I costi saranno inevitabilmente lievitati a dismisura, perché un cantiere aperto costa anche se non lavora. Ma non è corretto caricarli sugli utenti.
- Molte tratte presentano guardrail non rinnovati e non a norma. Un esempio che vale su tutti è quello del viadotto in Irpinia ove il bus non è stato trattenuto da barriere che sembravano poggiate sul burro invece che affrancate con robusti ancoraggi metallici, e ha fatto 40 vittime.
- Non dimentichiamo poi il sale sparso in ritardo e gli spazzaneve pochi e insufficienti in caso di nevicate: negli anni passati le società concessionarie sono state perfino multate dalle authority per queste inadempienze.
“A fronte di queste inadempienze il contratto con le concessionarie autostradali prevede sanzioni, che nei casi gravi possono andare fino al ritiro della concessione. Ma questo il ministero dei Trasporti non lo farà mai”
A fronte di queste inadempienze il contratto con le concessionarie autostradali prevede sanzioni, che nei casi gravi possono andare fino al ritiro della concessione. Ma questo il ministero dei Trasporti, che dovrebbe riscontrare la consistenza dei ritardi o dei mancati investimenti, non lo farà mai. Anzi è obbligato dal famoso contratto-capestro del 2008 ad applicare aumenti crescenti ai pedaggi.
Perché enti privati possono tagliare i punti delle patenti?
Per finire, andando a spulciare tra gli articoli del Codice della Strada (…) si trova qualcosa di veramente anomalo in merito al pedaggio autostradale. L'articolo 176 comma 17 infatti recita: “Chiunque transita senza fermarsi in corrispondenza delle stazioni, …… ovvero ponga in essere qualsiasi atto al fine di eludere in tutto o in parte il pagamento del pedaggio, è soggetto, salvo che il fatto costituisca reato, alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 419 a euro 1.682”. A cui bisogna aggiungere la sottrazione di due punti sulla patente: insomma con questo articolo il pedaggio diventa sacro.
Le concessionarie sono riuscite a far approvare una legge dal Parlamento, che prevede, in caso di mancato pagamento, non solo una multa (giustificabile quando le autostrade erano statali), ma anche una decurtazione di punti sulla patente. Il che significa che le concessionarie, che sono società private possono intervenire sulle patenti degli automobilisti, i cui punti dovrebbero essere soggetti solamente al giudizio delle autorità.