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(Questo articolo è stato pubblicato il 7 ottobre 2019 e aggiornato l'8 ottobre 2019)
Il Ministro Stefano Patuanelli ha convocato al MiSE, il 18 ottobre 2019 alle ore 16:00, il tavolo sull’automotive, per avviare un confronto a 360 gradi su un settore strategico per il nostro Paese.
Il tavolo sarà il luogo dove associazioni e sindacati potranno individuare i migliori strumenti per rilanciare il settore dell’automotive anche attraverso le opportunità messe a disposizione dalla mobilità ecosostenibile.
"Il settore - aveva annunciato nei giorni scorsi Patuanelli sulla sua pagina Facebook - è infatti in una crisi sistemica a cui dobbiamo dare risposte, tutelando anche l’indotto”.
La considerazione, non è un caso, arriva nei giorni che hanno fatto seguito alla diffusione degli ultimi dati di vendita di automobili in Italia, tutt'altro che confortanti, e da previsioni - altrettanto fosche - sulla progressiva discesa del gettito delle accise sui carburanti.
Ci sembra lodevole una presa di posizione così decisa da parte del ministro e ci auspichiamo che venga seguita dai necessari fatti.
Quello che ci preme sottolineare è la speranza che ogni iniziativa che egli intenda avviare sia in grado di conciliare tutti gli aspetti più emergenti dell'industria automotive del presente e del futuro, cioè sappia combinare le istanze dell'ecosostenibilità come quelle del congestionamento delle città per via del traffico, l'importanza di mantenere alti i livelli di produzione e di occupazione dell'industria tenendo però conto del potere d'acquisto dei consumatori.
Ecco che cosa ci aspettiamo. Purché, tuttavia, la soluzione proposta non parta dal presupposto - errato - che in Italia non si acquisti un numero sufficiente di automobili e che pertanto si passi all'ennesimo round di incentivazione a rottamare veicoli ancora validi e affidabili.
"Spero che non si torni alla sciagurata politica degli incentivi a pioggia - dice, per esempio, un nostro lettore nei commenti a questo articolo - che drogano inutilmente il mercato e non sono di particolare aiuto all'industria italiana, dato che ormai l'85% delle auto immatricolate in italia proviene da fabbriche estere. Bisogna piuttosto rendere attrattiva l'Italia per gli investimenti e la localizzazione di stabilimenti produttivi: come mai questi da anni si orientano verso la Turchia e i Paesi dell'Europa dell'Est?
Perché, lo ribadiamo, salvaguardare l'industria e l'ambiente è sacrosanto, allo stesso modo di come possedere un auto che ha già qualche anno di vita non è una colpa.
Per raggiungere tale obiettivo, in sostanza, sarà fondamentale che le istituzioni arrivino a sedersi attorno a quel tavolo senza pregiudizi e false convinzioni.