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Il neologismo è decisamente cacofonico, ma tant’è il verbo skilometrare è entrato nel linguaggio comune e rende l’idea, ovvero indica la fraudolenta abitudine di certi rivenditori di imbrogliare gli acquirenti ringiovanendo il contachilometri delle vetture proposte in vendita. Abitudine che pervade da sempre il mercato dell’usato.
Una volta, quando lo strumento era analogico, si smontava il tamburo con le cinque rotelle e si riportava indietro la prima, quella che indicava le decine di migliaia, col massimo a 99.999 km. Alla fine degli anni Settanta, sono diventate sei, il limite massimo è salito a 999.999 km, ma per qualunque orologiaio di paese era sempre un gioco da ragazzi aprire la scatola e spostare un piccolo ingranaggio. Poi è entrata l’elettronica, il digitale al posto degli ingranaggi analogici, e sembrava impossibile intervenire.
Per qualche anno l’andatura del gambero si arrestò. Per ripartire, ancor più veloce non appena si scoprì come modificare la memoria delle centraline. E la piaga tornò attuale, diffusa e utilizzata per nascondere ai probabili clienti il fatidico limite dei 100.000 km, considerato - a torto - come indice di vecchiaia cadente. In realtà, quel chilometraggio, specie se percorso in pochi anni, non è indice di nulla ed è perfettamente compatibile con condizioni meccaniche ancora molto valide, specie se si tratta di vetture di segmento superiore e non di semplici utilitarie. Quando poi si tratta di esemplari provenienti da flotte aziendali, superare i 100.000 km in meno di tre anni è normale e non rappresenta un invecchiamento precoce della meccanica, visto che anche la più semplice utilitaria viene testata per almeno 250.000 km. Ma tant’è, leggere sul contakm un valore inferiore a 99.999 rassicura gli inesperti. E rende meno complicata la trattativa di vendita dei disonesti.
Cinque anni fa avevamo sollecitato in una intervista un semplice intervento della Motorizzazione all’atto delle revisioni periodiche: annotare il chilometraggio indicato dallo strumento al momento della revisione.
Il suggerimento venne accolto e da qualche anno il dato viene registrato sul verbale della revisione.
Ma la illimitata faccia tosta di certi venditori ha subito inventato l’antidoto, come Striscia la notizia ha dimostrato in numerose puntate . Basta chiedere ed eseguire una seconda revisione dopo aver retrocesso il numero digitale del contakm, e il gioco è fatto. Sì perché ad una eventuale interrogazione - digitando la targa sul sito “Il Portale dell’automobilista” - la Motorizzazione risponde col valore annotato in occasione dell’ultima revisione. Che è quello presente (o molto prossimo) ai km indicati sullo strumento della vettura.
Rimedio? Basterebbe introdurre una piccola modifica - a costo quasi zero - al software della Motorizzazione, cioè indicare sul Portale le date e chilometraggi di tutte le revisioni annotate. Semplice, vero? Ma temiamo che debbano passare molti mesi prima che al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture qualcuno prenda a cuore il suggerimento e lo applichi.