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Dai consumi tarocchi agli sterzi che si sfilano, le ruote che si staccano o i freni che frenano da soli. È successo veramente di tutto, e del resto in una struttura complessa come quella di un’auto molte cose possono andare storte e, come recita Murphy, “Se una cosa può andare storta, lo farà”. Senza la pretesa di esaurire l’argomento (che molti di noi hanno vissuto sulla propria pelle) ecco una top ten degli inciampi nella tecnologia, nella legge, nell’imprevisto che hanno costellato la storia delle auto.
Questo è un caso di difettosità talmente famoso e riconosciuto da aver cambiato in un certo senso la storia dell’auto e l’approccio alla sicurezza dei veicoli da parte di tutti i costruttori: la Chevolet mette in vendita nel 1960 la Corvair, un modello che avrebbe dovuto fare concorrenza al Maggiolino, costruito - per risparmiare - con una sospensione posteriore simile a quella della Beetle, ma del tutto inadeguata, tale da rendere l’auto inguidabile per il sovrasterzo. Un giovane avvocato di New York, Ralph Nader si prese a cuore le numerose proteste e sfidò la General Motors nel 1965 con una causa legale sostenuta dal un libro dal titolo evocativo: “Unsafe at any speed” (insicura a qualunque velocità). Inizialmente la GM sottovalutò la cosa, ma ebbe contro tutta l’opinione pubblica e le vendite precipitarono. La querelle Corvair portò alla fondazione dell’NHTSA (l’amministrazione della sicurezza stradale negli USA) che anche oggi è il severo ente cui fa capo tutta la gestione dei richiami e dei difetti. La Corvair però, alla fine, fu assolta: l’Università del Texas, su mandato dell’NHTSA, fece dei test e sentenziò che non andava peggio delle sue concorrenti.
Una ricerca universitaria negli Stati Uniti fa emergere quel che venne in seguito battezzato “il Dieselgate” e coinvolse molti marchi europei e americani, con lunghissimi strascichi giudiziari e multe da capogiro. Più in evidenza di altri fu la Volkswagen, non perché fosse il maggior “taroccatore”, ma perché furono i primi ad ammettere di aver usato un “defeat device”, un trucco software, su 11 milioni di veicoli. Il sistema di alimentazione era programmato per consumi (e quindi emissioni di ossidi di azoto) molto bassi quando riconosceva lo svolgimento di un ciclo di prova al banco, ma su strada naturalmente era tutt'altra cosa. Lo scandalo fu così grande che portò in seguito a rivoluzionare completamente i test di consumo e di emissioni passando alle RDE (Real Driving Emission) e alle norme del ciclo Wltp.
La Chevrolet Cruze è stata per qualche anno importata anche in Italia, e la ricordiamo come una bella berlina a 4 porte economica e anche ben equipaggiata in tutto… tranne che nella solidità del piantone dello sterzo. Nel 2011 un cliente che stava facendo manovra si trovò improvvisamente tra le mani il volante staccato dal piantone. Per fortuna nessun incidente e la cosa venne liquidata con una riparazione. In seguito si scoprì che erano oltre 2.000 gli esemplari che avevano un volante montato in modo scorretto in catena di montaggio.
Dalle Tesla sotto inchiesta per le “phantom brake” (le frenate senza motivo dell’Autopilot) alle Ferrari (oltre 23 mila esemplari difettosi): l’impianto frenante è diventato una delle cose più delicate e complesse dell’autoveicolo. Nel caso delle Tesla i clienti lamentano che, senza un motivo, l’auto freni all'improvviso perché avvisata dalle telecamere di un possibile ostacolo (il sistema anticollisione si affida completamente a queste), che a volte è semplicemente una linea sull’asfalto o un’ombra. La Casa di Maranello invece ha avuto il suo bel daffare ad eliminare una “brake failure” dovuta al tappo della vaschetta liquido freni che non aveva ventilazione e provocava perdite nel circuito per troppa pressione. Un nuovo tappo e un avviso più tempestivo dell’abbassarsi del liquido freni hanno risolto il tutto, ma non prima che il difetto si manifestasse anche sulla F430, F8 tributo, 612, LaFerrari ed altre.
Questo è uno dei più strani richiami mai fatti; è stato perpetrato da un ragnetto che tendeva a installarsi all’interno dei tubi di ventilazione del serbatoio carburante della Mazda6, e quindi potenzialmente poteva riguardare tutte le auto in una certa zona, ma sta di fatto che dal 2010 al 2012 più di 42.000 esemplari hanno dovuto essere “bonificati”. Ragnatele e uova di ragno provocavano aumenti di pressione nel serbatoio e possibili incendi. Anche la Toyota Camry nel 2012 ha sofferto degli stessi problemi, ma questa volta le famiglie di aracnidi colpivano il condensatore dell’aria condizionata, causando un gocciolamento di acqua sul sottostante modulo dell’airbg passeggero. Che poi scoppiava.
Sotto accusa molte Subaru vendute nei Paesi con climi assai freddi che avevano un tasto per l’accensione a distanza del motore. Outback, Legacy e Impreza (in totale oltre 47.000 esemplari) potevano improvvidamente e improvvisamente accendersi da sole se il telecomando, piuttosto mal fatto, veniva urtato o fatto cadere. Oggi esistono molte app per fare la stessa cosa con ibride plug-in ed elettriche, ma il sistema è molto più sicuro.
Nel 1990 le Alfa Romeo 164 scavalcano l’Oceano Atlantico e sbarcano negli USA, senza molto successo per la verità (solo 1.500 esemplari venduti all’anno fino al 1995), ma moltissimi di loro ebbereo un curioso difetto. Si sa che nelle auto per gli Stati Uniti non può mancare il portabibite, e l’Alfa lo mise proprio dietro la leva del freno a mano, sul tunnel. Spesso però gli enormi bicchieri di Coca Cola o caffè perdevano e, guarda caso, nascosta appena sotto c’era una centralina di controllo che andava in tilt. Alfa Romeo era in buona compagnia: negli stessi anni anche la affidabilissima Toyota Corolla presentava lo stesso difetto, e la centralina era quella degli airbag, che scoppiavano poi senza motivo. Questo ed altri difetti crearono una fama non eccelsa per le auto italiane negli USA, che già soffrivano per le Fiat, il cui acronimo non era “Fabbrica Italiana Automobili Torino” ma “Fix It Again Tony” (riparala un’altra volta, Tony).
Chrysler Voyager, in Italia lo volevano tutti, uno dei primi minivan dagli USA e che lanciò la moda di quelle che vennero poi chiamate monovolume, imitata in seguito da tutti i carmaker europei. All’interno della Voyager però c’era un difetto scoperto nel 2004: l'acqua di condensazione gocciolava sulla parte interna della radio e provocava corti circuiti che potevano addirittura causare incendi in corrispondenza degli altoparlanti posteriori. Oltre 230 mila le auto richiamate per mettere una mantellina alla radio e prevenire il difetto.
Takata è un costruttore di componenti giapponese che fabbrica tra l’altro gli airbag per moltissime Case (ha il 20% delle forniture mondiali). Il difetto al sistema di accensione del generatore di gas, che è una piccola carica esplosiva, può provocare lo scoppio immotivato dell’airbag (di regola quello del volante) a causa di un difetto di sigillatura che permette all’umidità di contaminare il nitrato di ammonio della carica. Numeri biblici per quanto riguarda le auto coinvolte: si parla di 34 milioni di unità, di cui 200.000 in Italia dal 2005 fra cui Toyota Yaris, Corolla e la vecchia Picnic costruiti fra il 2001 e il 2007, ma il Takata Gate non è ancora finito. Solo la Honda indaga su 13 possibili incidenti fatali e di recente, nel 2018, anche Volkswagen ha richiamato molti suoi modelli fra Polo, Golf, Up! e Passat.
Pare che un difetto simile, davvero terrificante, stia angustiando anche le notti di Elon Musk, poiché alcune Tesla soffrono di “sudden acceleration”, accelerazione improvvisa senza motivo e senza remissione, cosa testimoniata da numerosi video come questo. Il record di questo difetto però è di Toyota, talmente vasto da obbligare Akio Toyoda nel 2010 a dover chiedere scusa pubblicamente per l’evento che ha riguardato milioni di auto in Europa e negli USA. Un piccolo pezzo di plastica - anche in questo caso - è la causa del mancato ritorno del pedale del gas in posizione zero al rilascio dopo un certo periodo d’uso. Problema poi largamente superato col richiamo di oltre 4,4 milioni di unità.
Alfa Romeo
Corso Giovani Agnelli, 200
10135 Torino
(TO) - Italia
800 253 200
https://www.alfaromeo.it/
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