Auto, la davano per morta. Ora è il motore dell'economia italiana

Auto, la davano per morta. Ora è il motore dell'economia italiana
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C'era chi era già pronto a dare l'auto per morta e sepolta. Gli ultimi dati di mercato invece fanno segnare una vera e propria inversione di tendenza, oltre ogni aspettativa
2 dicembre 2015

Milano - C'era chi era già pronto a dare l'auto per morta e sepolta. Del resto negli utlimi anni, segnati in maniera indelebile dalla crisi, il mercato dell'automobile in Italia ha vissuto un tracollo senza precedenti, che ha portato ad un vero e proprio dimezzamento delle immatricolazioni. Un bagno di sangue per un intero settore economico, una festa per tutti quelli a cui l'auto non è mai andata troppo a genio. Alcuni erano già pronti a parlare di “fine della fase motorizzazione”, di inversioni di tendenza, di una rivoluzione nella mobilità. Altri poi dicevano addiruttura che la passione per le quattro ruote era destinata a scomparire dalla faccia della Terra nel giro di pochi anni. Tanto che i giovani, ormai, preferivano smartphone e tablet al sogno incantato dell'automobile.

L'auto è ancora la chiave

Per fortuna, oggi, questi scenari sembrano già un lontano ricordo. Non solo per la gioia di noi appassionati, ma soprattutto per la salute della nostra economia. Il settore dell'auto infatti non è soltanto uno dei pochi ad essere ripartito nel nostro Paese. Ma è anche quello che sta traianando – faticosamente – l'Italia fuori dalla lunga crisi. A rimettere le cose in chiaro ci ha pensato la conferenza annuale del Centro Studi Promotor, che oltre ad illustrare la situazione attuale ha tracciato anche un possibile scenario per il nostro mercato.   Uno scenario che, se si realizzasse per davvero, metterebbe a tacere una volta per tutte i “gufi” di questi ultimi anni. Secondo Gian Primo Quagliano infatti, Presidente del Centro Studi, la ripresa a due cifre che ha caratterizzato il mercato dell'auto nel 2015 è destinata a continuare anche nel prossimo triennio. 

mercato
La ripresa del mercato in Italia è destinata a consolidarsi ancora di più nei prossimi anni

 

Secondo il Centro Studi Promotor, nel 2015 le immatricolazioni in Italia toccheranno quota 1.560.000 unità, cioè un livello ancora molto lontano rispetto a quello ante-crisi (-37,4%), ma comunque superiore del 15% rispetto a quello del 2014. Nel 2016 si salirà a 1.747.000 unità per toccare quota 1.939.000 nel 2017 e quota 2.152.000 nel 2018. Un livello, quest'ultimo, che può ritenersi quello fisiologico per un grande Paese come lʼItalia. Ma vediamo come si è potuti arrivare ad una previsione così rosea. Lʼinversione di tendenza della domanda di autovetture è avvenuta a cavallo tra il 2013 e il 2014 ed è legata essenzialmente a due elementi. Da un lato la convinzione diffusasi a partire dagli ultimi mesi del 2013 (e testimoniata dallʼandamento degli indicatori di fiducia) che la ripresa dellʼeconomia fosse imminente. Dallʼaltro la pressione sempre più forte della domanda di sostituzione insoddisfatta accumulatasi durante la crisi.

Nessuno aveva previsto e cioè che il settore dell'auto diventasse un fattore trainante della ripresa dell'economia

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La macchina si è rimessa in moto

Gli italiani a partire dal 2008 hanno infatti acquistato meno auto che in passato, ma non hanno rinunciato allʼauto per la semplice ragione che nel nostro Paese non esistono alternative di massa allʼultilizzazione di autovetture. La conseguenza è che la consistenza del parco circolante è rimasta sostanzialmente invariata, ma è fortemente aumentata lʼetà media delle autovetture che è passata dai 7 anni e 6 mesi del 2007 ai 9 anni e 11 mesi del 2014, con valori superiori a 12 anni e 2 mesi nelle regioni del sud e con una punta di 12 anni e 9 mesi in Campania. Nel 2015, con il concreto manifestarsi della ripresa dellʼeconomia, la pressione della domanda di sostituzione insoddisfatta ha fortemente stimolato il recupero delineatosi nel 2014 e, secondo il Centro Studi Promotor, il miglioramento atteso dellʼeconomia e la quota ancora molto elevata di vetture circolanti già da tempo in età da rottamazione sosterrà, come si è detto in apertura, il recupero del mercato dellʼauto anche nei prossimi anni e riporterà le immatricolazioni alla normalità nel 2018.

mercato stabilimento
FCA è tornata a credere con forza nell'Italia per la produzione dei suoi modelli

 

Il bilancio del 2015 si chiude, come si è detto, in maniera molto positiva per la ripresa della domanda di auto, ma lʼannata fa registrare anche un fenomeno che nessuno aveva previsto e cioè che il settore dell'auto diventasse un fattore trainante della ripresa dell'economia grazie a una produzione di autoveicoli in crescita del 47%, a una produzione di autovetture in crescita del 69% e a immatricolazioni di autovetture pure in crescita del 15%. In altri termini, nel 2015 il settore dellʼauto è diventato uno dei motori principali della ripresa dellʼeconomia e il suo ruolo propulsivo potrebbe rafforzarsi se il Governo decidesse di puntare proprio sullʼauto anche per sostenere lʼeconomia. Per la cronaca il merito in questo caso è da attribuire in gran parte al Gruppo FCA che dopo anni di stallo è tornata a credere nell'Italia. Prima destinando la produzione della Panda allo stabilimento di Pomigliano e quella delle Maserati Ghibli e Quattroporte a Grugliasco, poi decidendo di realizzare Jeep Renegade e Fiat 500X a Melfi.

 

Una tendenza che peraltro è destinata a concretizzarsi visto che presto inizierà la produzione dell'Alfa Romeo Giulia a Cassino e del Maserati Levante SUV a Mirafiori, senza contare i nuovi motori benzina realizzati a Termoli e i furgoni prodotti ad Atessa. Alla luce di questo fenomeno straordinario, un provvedimento molto opportuno sarebbe quello che da tempo propone lʼUnrae e cioè una parziale deducibilità dei costi delle auto. Secondo il Centro Studi Promotor sarebbe molto opportuno anche un provvedimento di incentivazione della rottamazione limitato alle regioni del sud, che avrebbe conseguenze fortemente positive sulla qualità dell'aria e la sicurezza della circolazione anche nell'area economicamente più debole del Paese. Lʼimpatto di questi due provvedimenti sarebbe sicuramente di rilievo anche per lʼintero sistema economico italiano.

 

Lo stabilimento FCA di Melfi

fiat melfi

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