Auto elettriche, i ricchi non le vogliono e i poveri non ce la fanno a comprarle. Chi rimane?

Auto elettriche, i ricchi non le vogliono e i poveri non ce la fanno a comprarle. Chi rimane?
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Sarà anche il futuro, ma dazi e restrizioni economiche faranno aprire gli occhi sulle reali potenzialità delle auto elettriche in un mercato che vede sempre più polarizzazione e differenze sociali
8 aprile 2025

I ricchi potrebbero comprarsele a occhi chiusi. Eppure, non ne vogliono sapere. Preferiscono il rombo di un V8 o di un V12 al sibilo silenzioso di un motore elettrico. Il profumo di benzina alla sterile perfezione della mobilità green. Insomma, per loro l’auto deve far battere il cuore, non solo abbattere le emissioni. I poveri, invece, con le elettriche non ci fanno neanche i conti: costano troppo, anche quando sono "economiche". Risultato? L’elettrico resta un sogno parcheggiato lontano dalla realtà.

E allora chi rimane? Forse la classe media. La tipica "middle class" che vive dentro le statistiche, quella che e sogna di risparmiare sul carburante, che si illudeva di abbattere i costi di gestione e che oggi, però, deve fare i conti con verità meno idilliache. Anche tra loro, in molti preferiscono ancora una buona vecchia diesel o benzina. Più economica all’acquisto, più semplice da gestire, più vicina all’immaginario collettivo dell’automobile “vera”.

Eppure ci dicono che tutti vogliono un’elettrica

Basta guardare qualche notizia recente per farsi due domande. Maserati ha fatto sparire nel nulla la sua MC20 Folgore: niente elettrico, meglio puntare sul V6 Nettuno. Pagani è stata chiarissima: “I nostri clienti non chiedono auto elettriche”. La Rimac Nevera? Un mega flop. E diversi brand del lusso hanno già rivisto i loro piani di elettrificazione. Il verdetto sembra chiaro: ai ricchi non interessa e li togliamo dall'equazione.

Nel frattempo, nel mondo dei “comuni mortali”, Volkswagen come altri ha presentato l’ID.2all, promessa di auto elettrica accessibile. Ma il prezzo? 20 mila euro per una segmento A. Altro che "auto del popolo". Se sei classe media e vuoi un’elettrica, puoi tentare con l’usato – con tutti i rischi del caso – oppure guardare ai cinesi. Sempre che i dazi europei non ti chiudano anche quella porta.

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E la convenienza?

Un tempo era il motivo principale per scegliere una Bev. Oggi non più. Le batterie costano un occhio se si rompono. La manutenzione è tutto fuorché economica, magari non per le parti elettriche, ma tutto il resto è overpriced, fuori di testa, Tesla fa pagare quasi 130 euro all'ora la mano d'opera. Le assicurazioni? Salite alle stelle per via dei costi di riparazione e delle frequenti perdite totali dopo un sinistro, quando il costo di riparazione supera il valore dell'auto. E il valore dell'usato è in caduta libera. Senza contare che ricaricare spesso e in fretta riduce la durata della batteria. Alla fine della storia, i ricchi se ne tengono lontani. I poveri non possono permettersele. La classe media ci pensa, ma poi fa marcia indietro. Insomma, l’auto elettrica era davvero per tutti? O era solo una bella narrazione da vendere bene?

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