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Penso sia noto a molti che esistono numerosi mezzi di trasporto che teoricamente non si fermano mai. Si parla di “rifornimento in volo”, anche se non è escluso che vi si faccia ricorso anche per la navigazione e per il trasporto terrestre. L’esempio più banale, ma anche più emozionante, è la Stazione Spaziale Internazionale, che viene regolarmente rifornita di alimenti, tecnologia e persino equipaggio tramite missili di rifornimento e capsule di rientro. Essa, a differenza degli Shuttle (ormai fuori servizio), non ha neppure le strutture che le consentirebbero di tornare sulla Terra e finirà la sua carriera nello Spazio.
Mezzi che non si fermano mai
I cosiddetti “droni”, specialmente nella configurazione di “aerei spia”, svolgono il loro compito senza equipaggio a bordo e quindi in linea teorica devono essere riforniti solo di carburante; essi rientrerebbero al suolo unicamente per i controlli di manutenzione. Nei viaggi programmati degli aerei militari non esiste più la necessità o il pericolo di dover rientrare alla base in tempo utile prima di correre il pericolo di esaurire il carburante. Un problema che afflisse molte missioni al tempo della Seconda Guerra Mondiale, compreso il bombardamento nucleare di Nagasaki. Oggi, con le “cisterne volanti” è il distributore che insegue e si affianca all’aeroplano.
In campo automobilistico accade assai raramente che il guidatore senta la necessità di ricevere energia combustibile senza interrompere il viaggio. La grande autonomia delle vetture a benzina, gasolio, metano o ibride consente una programmazione delle soste più legata alla necessità di rifocillarsi e di riposare che a quella del rifornimento. Non così per la trazione “elettrica pura” che, fino ad oggi, ha un’autonomia piuttosto limitata che si cerca di superare (allo stato attuale della tecnica) col ricorso alle “fuel cell” e cioè all’idrogeno.
Ricarica wireless: ci aveva già pensato Tesla
Le ferrovie, le tramvie, i filobus ed addirittura gli “autoscontro” (una delle peggiori insidie alla salute umana, anche se molto divertenti) risolvono la questione con la “linea aerea”, cioè con dei fili sospesi che forniscono energia elettrica in continuità e secondo necessità ai motori elettrici. Nel caso dei filobus le linee aeree sono due giacché essi hanno i pneumatici, che non sono dei conduttori elettrici; negli altri casi il filo visibile è uno mentre l’altro è costituito dalle rotaie. Per l’autoscontro avrete notato che il fondo metallico su cui corrono le vetture fa la funzione dei binari.
Nulla ci impedisce di sognare come Tesla: un’auto elettrica con a bordo un circuito ricevitore sintonizzato con quello trasmettitore che abbiamo in casa e si viaggerebbe ad autonomia illimitata
Fin dai tempi del “povero”, introverso e geniale Nikola Tesla, padre della corrente alternata ed autore di oltre 700 brevetti, non sono mancati i tentativi di trasmettere energia elettrica a distanza, in pratica “senza fili” o come si usa dire “wireless”. Egli stesso eseguì esperimenti molto scenografici che anche oggi sono ripetibili ed anzi perfezionati al punto che con dimensioni più contenute, potenze relativamente ridotte, rendimenti abbastanza elevati si possono accendere delle lampadine a qualche metro di distanza, senza collegamento di fili. Attenzione, anche un telecomado può accendere lampadine a distanza o aprire un cancello ma l’ "utilizzatore" (lampadine o cancello o televisore…) è collegato alla rete elettrica; il telecomando non fa altro che azionare un interruttore e trasmette, anch’esso “wireless”, solo comando ma non un’energia consistente.
E se riuscissimo ad avere l'auto elettrica illimitata?
Nel “caso di Tesla” l’energia (tutta l’energia) viene dal trasmettitore, attraversa lo spazio, ed attiva il ricevitore, privo di qualsiasi alimentazione propria (batterie o prese di corrente). Siamo agli albori e per ora non si accendono le lampadine di casa, ma si può ricaricare la batteria di un telefonino o di uno spazzolino da denti elettrico posto in prossimità del generatore; comunque per il futuro non è detto. Nulla ci impedisce di sognare come Tesla: un’auto elettrica con a bordo un circuito ricevitore sintonizzato con quello trasmettitore che abbiamo in casa e si viaggerebbe ad autonomia illimitata, senza batterie trasportate, col solo limite della bolletta della luce contabilizzata dal nostro contatore domestico.
Carlo Sidoli