Auto di lusso, moderne, che vanno come il pane

Auto di lusso, moderne, che vanno come il pane
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Derubata del SUV premium mentre è dal panettiere: non si placano i furti di vetture anche in fascia elevata, nonostante le tecnologie
22 giugno 2017

E’ di questi giorni l'ennesima notizia, non certo clamorosa, di un rapidissimo furto per un SUV Premium, sulla carta ultra tecnologico e capace di limitare accesso o utilizzo ai malintenzionati. Il caso riguarda una signora, nella zona di parco di Monza (nota al mondo per i bei contenuti naturali o sportivi, ai monzesi per i danneggiamenti alle vetture in sosta, ndr) che sarebbe scesa a ritirare del pane già prenotato, vedendo in men che non si dica il suo pregiato veicolo britannico fuggire prima di aver pagato il proprio conto: in un tempo davvero record.

Senza entrare nel merito dei casi, perché sono moltissimi e non solo in Italia, ma pensando alle tecnologie sviluppate sul fronte dell’anti-avviamento, quello che viene in mente non è tanto una falla nella tecnologia, un errore di progettazione, o un qualche baco in una versione software magari demo poi divenuta definitiva. Certo, alcune vetture sono maggiormente rubate non a caso, ma da cosa dipende quel caso? Rivendibilità e quotazione del “prodotto” certamente, ma anche la facile reperibilità, attraverso strumenti dedicati. Conoscendo la natura umana, è facile pensare alla classica vecchia e purtroppo ancora diffusa in aziende di tutto il mondo, fuga d’informazioni riservate. Cosa che permette indipendentemente dai casi, per un periodo magari non indeterminato ma determinato quanto basta per arricchire parecchio i malviventi, di aggirare certi sistemi entrati in produzione che, non solo nella teoria ma anche nella sostanza, dovrebbero essere ben difficilmente aggirabili.

Che poi, volendo guardare, oltre l’immobilizer e la codifica di alcune parti propulsive, ci possono stare anche altri blocchi con disattivazioni elettroniche parallele, all’avvio, ma indipendenti (es. nella trasmissione, nella parte frenante, nello sterzo e nella distribuzione di corrente) tutte possibili in congiunzione grazie alle reti di bordo, ma non sempre usate, in piena sintonia, da tutti i costruttori. La spiegazione di certi rapidi furti senza scasso, spiegati popolarmente con “Il kit per far partire la macchina, disponibile su internet” tante volte non è una così estesa abilità di sviluppo tecnologico nel mondo dei ladri d’auto, o capacità di reverse engineering dei loro fornitori “sistemisti”, certamente ben pagati, ma piuttosto di piccola falla (corruzione) interna alle aziende di una filiera a volte non brevissima, che gestisce queste tecnologie a servizio dell’automotive.

Perché sarà pur vero come dicono alcuni navigati dell’elettronica, che “tutto quanto è software si può copiare, mentre tutto quanto è combinazione di hardware e software, si può solo… Difficilmente copiare” ma per fare così in fretta e senza sbagliare, a trasmettere secondo procedure analoghe a quelle ufficiali, dei codici di sblocco dentro delle ecu totalmente customizzate con tanto di CPU inviolabili nelle sezioni nobili della memoria, si fa prima a usare direttamente il materiale del sistemista fornitore, vero, quando è recuperabile in qualche modo alla fonte. Tradotto: l’inefficienza dei sistemi, spesso, potrebbe essere prima nelle persone che li gestiscono, che nella bravura di quelle che poi le fregano; il come evitarla, sta alle singole aziende.

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