Auto del futuro? Andranno tutte col SiC, il quasi-diamante scoperto per caso

Auto del futuro? Andranno tutte col SiC, il quasi-diamante scoperto per caso
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Silicon Carbide, o carburo di silicio: duro quasi come il diamante, questo materiale strategico è il punto di svolta per i microchip delle auto elettriche.
3 agosto 2023

Il silicio è uno dei minerali più diffusi sulla terra: il 28% della massa del pianeta è fatto di questo elemento, che da sempre occupa una posizione di primo piano anche nel mondo dei semiconduttori. Nel 1891 un inventore, cercando di produrre diamanti sintetici, scoprì che la sua struttura combinata con il carbonio produceva il carburo di silicio (silicon carbide in inglese, abbreviato in SiC), un materiale dalla durezza simile a quella del diamante. Oggi la produzione di questo SiC sta rivelandosi un asset strategico per le auto elettriche e tutti lo vogliono. 

L'inverter al carburo di silicio della Tesla Model 3
L'inverter al carburo di silicio della Tesla Model 3
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Tesla un passo avanti con SiC nella Model 3

Una delle componenti fondamentali delle elettriche è l'inverter che trasforma la corrente continua delle batterie in corrente alternata per alimentare i motori e regolarne la potenza. Per importanza, se facessimo il paragone con un'auto termica, sarebbe come parlare del carburatore o del sistema di iniezione. All'interno dell'inverter sono presenti al molti transistor di potenza basati sul "semplice" silicio, ma quelli più efficienti (Tesla è stata la prima ad adottarli, ma ne parleremo ancora) sono i mosfet al carburo di silicio, perché sono molti più stabili alle alte tensioni (quindi è più semplice operare a 800V), sono più piccoli e meno pesanti, resistono meglio alle alte temperature fino e oltre i 200 °C (e quindi costa meno raffreddarli), hanno il 70% in meno di perdite di conversione e lavorano a frequenze più alte.

Per il solo guadagno in efficienza di conversione, i tecnici stimano che con gli inverter SiC si possa aumentare del 5-6% l'autonomia sulle elettriche, ma non solo: permettendo di utilizzare alte tensioni di ricarica senza stress (800V) si riducono della metà i tempi per il rifornimento. Ad oggi ad impiegare la ricarica a 800V ci sono Porsche Taycan, Hyundai e Kia (EV6 e Ioniq 5 e 6), Audi e-tron GT e Lucid Air. Solo Tesla, che pure ha adottato l'inverter Sic sulla Model 3 addirittura nel 2018, non ha sfruttato questa potenzialità perché questo avrebbe comportato una revisione totale di tutta la rete dei supercharger. Tra i modelli a venire con inverter SiC ci sono la Lotus Eletre, la Maserati GranTurismo Folgore e MC20 Folgore, ma in pratica tutti i principali marchi hanno in corso degli accordi con le più grandi aziende di microelettronica per assicurarsi il prodotto in futuro: Mercedes e Jaguar Land Rover con Wolfspeed, BMW con Onsemi, Renault Nissan con STMicroelectronics, Toyota con Denso. 

Una fornace per la produzione del SiC
Una fornace per la produzione del SiC

Pruduzione a 2.500 gradi di temperatura

Un componente al carburo di silicio costa da tre a cinque volte di più di uno normale, perché il processo di produzione è molto più complesso: occorre una pressione enorme e una temperatura di 2.500 gradi Celsius, e una forte percentuale dei "wafer" deve essere scartata perché presenta difetti superficiali. Questi difetti, secondo i maggiori esperti, si ridurranno velocemente man mano che la produzione aumenta. Tesla però, fa una mossa a sorpresa: in una dichiarazione di pochi mesi fa del capo dei powetrain Colin Campbell viene annunciata l'intenzione di ridurre del 75% l'uso del carburo di silicio per tagliare i costi: 1000 dollari in meno per ogni esemplare in una futura piattaforma "low cost". In effetti questa tecnologia, così come la ricarica a 800V, sembra indirizzarsi verso i modelli di alto costo, anche se le previsioni di mercato dicono che nel 2035 diventerà così economica da diventare predominante in tutti i segmenti delle elettriche.  

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