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La lotta all’inquinamento atmosferico passa per i divieti alla circolazione dei veicoli più anziani: ma, facendo di tutta l’erba un mazzo, si rischia di penalizzare duramente tutto il settore del motorismo d’epoca.
Parte da tale considerazione la richiesta fatta dall’Asi, l’Automotoclub Storico Italiano, ente che dal 1966 tutela e valorizza il nostro patrimonio motoristico, alla Regione Piemonte affinché per i veicoli storici sia prevista una deroga ai limiti di circolazione indicati dall’Ordinanza regionale antinquinamento in vigore dal 1° ottobre.
Il ragionamento è semplice: se non circolano, i veicoli storici muoiono ed insieme muore tutto il mondo ad essi collegato, con un grande danno economico, oltre che culturale.
L’indotto annuo prodotto dal settore a livello nazionale è infatti stimato in 2,2 miliardi di euro, e per la sola Regione Piemonte vale circa 123,4 milioni di euro.
Asi rileva come la circolazione in deroga dei veicoli provvisti di CRS (certificato di rilevanza storica), rilasciato a termini di legge avrebbe, a livello ambientale, un impatto minimo (se non nullo) per due fattori: sono pochi e circolano poco.
Si parla di numeri molto esigui: nel caso del Piemonte, sui 3.700.000 veicoli circolanti, sono solo 4.000 quelli che in base a dati della Motorizzazione risultano avere un CRS trascritto sul libretto (lo 0,11%) e 14.000 (lo 0,38%) quelli ad aver ottenuto un CRS da quando tale documento è entrato in vigore, ormai dieci anni fa.
Ma quest’ultimo dato non è però attendibile, perché non si può sapere quanti siano quelli ancora circolanti.
Anche se rapportati al numero dei soli autoveicoli ultraventennali circolanti in Piemonte (600.000 circa) la percentuale degli storici rimane bassissima: lo 0,67% ha un CRS sul libretto e il 2,3% avrebbe ottenuto un CRS dal 2010 ad oggi.
Le percentuali sono in ogni caso minime e oltre a questo i veicoli storici dotati di CRS circolano poco: le medie annue fornite dalle assicurazioni sono inferiori ai 1.000 km.
A fronte di questi dati, Asi si è resa disponibile a collaborare con la Regione Piemonte per realizzare uno studio pilota per chiarire il reale impatto ambientale della circolazione dei veicoli storici, mentre è in fase di definizione l’accordo di collaborazione scientifica tra ISS - Istituto Superiore di Sanità (Reparto di Igiene dell’Aria - Dipartimento Salute e Ambiente) ed Asi.
Le due ricerche potrebbero integrarsi, mirando entrambe a chiarire l’inquinamento urbano prodotto dalla circolazione dei veicoli storici, stimando la quantità di elementi inquinanti (PM10, ecc...) prodotti dalla loro circolazione e misurando la quantità di chilometri percorsi annualmente dai veicoli storici.
I risultati costituirebbero un utile riferimento per la regolamentazione dell’utilizzo dei veicoli storici nei centri urbani ed in genere sull’intero territorio nazionale.
In attesa di avere a disposizione i risultati di tali studi, le deroghe chieste da Asi alla Regione Piemonte sono due: la prima riguarda i veicoli con anzianità di costruzione tra 20 e 39 anni con CRS trascritto sulla carta di circolazione.
Visto che alcuni paventano un loro possibile uso quotidiano si è chiesto siano ammessi alla circolazione solo dalle ore 18 alle 6 dei giorni feriali e senza limitazioni di orario nelle giornate festive e in occasione di manifestazioni e raduni; escludendo infatti la possibilità di usare tali veicoli nelle ore di luce dei giorni feriali, non è pensabile che possano essere giudicati come veicoli d’uso quotidiano.
La seconda deroga richiesta riguarda i veicoli storici con età superiore ai 40 anni, sempre con CRS trascritto sulla carta di circolazione: a questi veicoli si chiede siano applicati gli stessi criteri dei veicoli appartenenti alla classe meno inquinante, visto che hanno caratteristiche tali che sarebbe antieconomico utilizzarli come mezzi di trasporto quotidiano; e con con tale deroga il loro uso non avrebbe certo alcun significativo impatto sull’inquinamento.
Finita il dialogo con gli esponenti di Regione Piemonte e Comune di Torino è stato produttivo: Asi si augura che gli amministratori trovino presto soluzioni adeguate per far sì che Regione e Comune di Torino, città simbolo dell’auto in Italia, possano continuare a far vivere i veicoli storici, le attività ad essi collegate e il mondo di passione che li muove.