Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Ve lo raccontiamo spesso, su Automoto.it, il noto dibattito tra fautori dell’auto elettrificata, totalmente e chi invece non li vuole usare neppure in città gli EV, come il noto motorista Mario Illien (intervista qui). Per mettere un po’ tutti “d’accordo, seguendo l'Accordo” quello di Parigi (blocco aumento temperatura globale, con obiettivo “quasi a zero” emissioni di CO₂) non basta la sola elettromobilità. Le previsioni danno un parco circolante con ancora metà dei veicoli su strada nel 2030, dotati di motori diesel o benzina.
Quelli di Bosch, che fanno i sistemi gestione motore e iniezione carburante, ma anche gestione parti elettriche, ci ricordano “seven reasons” per cui i carburanti sintetici rientrano tra le soluzioni per la mobilità del futuro. In realtà non sono 100% ragioni valide da subito, ma spiegano per quanti aspetti sia logico proseguire nella realizzazione di questi carburanti, o meglio negli investimenti.
1) Tempo. I carburanti sintetici e rinnovabili hanno superato la fase della ricerca, è già possibile produrli. Si utilizza elettricità generata da fonti rinnovabili per ricavare idrogeno dall’acqua, quindi si aggiunge il carbonio e infine si combinano CO₂ e H₂ per produrre benzina, diesel, gas o kerosene. È però il processo quello pronto, non la capacità produttiva generale, che dovrà aumentare rapidamente nel caso. Incentivi potrebbero arrivare dalle quote carburante, grazie alla minor produzione di CO2 a fronte dei consumi di massa e dalle certezze che offre una pianificazione a lungo termine.
2) Neutralità climatica. Sono realizzati con l’energia ottenuta da fonti rinnovabili come il sole o il vento. Idealmente, i produttori catturano la CO₂ necessaria per produrre questo carburante dall'aria circostante, trasformando i gas serra in una risorsa. Un teorico circolo virtuoso in cui la CO₂ emessa dalla combustione dei carburanti sintetici e rinnovabili viene riutilizzata per produrre nuovo combustibile.
3) Infrastruttura e tecnologia dei sistemi. Il processo Fischer-Tropsch produce carburanti che possono essere utilizzati nelle reti e nei motori esistenti. Li chiamano carburanti “drop-in”, perché possono essere distribuiti senza modificare l’infrastruttura e i veicoli, hanno un impatto immediato. Possono essere anche aggiunti ai carburanti tradizionali per ridurre le emissioni di CO₂. Strutture chimiche e proprietà di base della benzina rimangono intatte, tanto da poter alimentare anche le auto d’epoca.
4) Costi. Sono elevati, ovviamente. Saranno convenienti quando la capacità di produzione sarà cresciuta e il costo dell’elettricità rinnovabile sarà diminuito. Secondo studi attuali, il prezzo di questi carburanti arriverà a 1,20 - 1,40 euro/litro (escluse le accise) entro il 2030 e a 1 euro/litro entro il 2050.
5) Applicazioni. Auto e atri EV per strada? Sicuro, ma per lunghissimo tempo aerei, navi e parti del settore dei trasporti pesanti continueranno ad affidarsi ai carburanti, per forza.
6) Risorse. I bio carburanti innovativi, prodotti per esempio da materiali di scarto, sono utili ma la loro disponibilità è limitata. L’utilizzo di energia rinnovabile consente invece la produzione di quantità illimitate di carburanti sintetici.
7) Stoccaggio e trasporto. Prodotti con un processo che genera un gas o un liquido, i carburanti sintetici e rinnovabili consentono di immagazzinare grandi quantità di energia rinnovabile e di trasportarla a costi convenienti. Utilizzabili come riserva, i cui effetti si vedono anche sull’efficienza. (es. veicolo elettrico caricato con elettricità prodotta molto lontano, l’energia immagazzinata in un supporto chimico, perde efficienza sino ad avvicinare i motori termici tradizionali).