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Il potentissimo Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti proporrà di vietare la vendita o l'importazione e la circolazione di tutti quei veicoli intelligenti che utilizzano o contengono tecnologie cinesi o russe. In nome della sicurezza nazionale, gli Usa hanno lanciato l'allarme sul rischio che i mezzi più moderni possano essere impiegati da Paesi terzi come strumento di spionaggio o, addirittura, come un'arma nel corso un ipotetico conflitto, viste anche i più recenti fatti accaduti in Libano attraverso cercapersone modificati. Non solo, dunque, dazi del 100% sugli EV cinesi e del 25% sulle batterie del Dragone – insieme ad altre stangate su prodotti d'oltre Muraglia quali pannelli solari, acciaio e semiconduttori – ma anche un probabile stop tassativo a qualsiasi software e hardware incorporato in veicoli provenienti da Cina e Russia. La doppia decisione, frutto di sette mesi di riflessioni e analisi, dovrebbe concretizzarsi a partire dal 2027 (quella sui software) e dal 2030 (hardware), anche se al momento non sono stati diffusi ulteriori dettagli. Le normative proposte dal Bureau of Industry and Security del citato Dipartimento del Commercio, che l'amministrazione Biden spera di finalizzare entro gennaio, si applicheranno a tutti i veicoli a ruote che si sposteranno su strade pubbliche - come auto, camion e autobus - ma non riguarderanno i veicoli agricoli o minerari che circoleranno su strade private.
La mossa USA nasce dalla paura che le automobili prodotte in Cina, o contenenti software/hardware russo o cinese, possano, in qualche modo, consentire ad avversari stranieri di ottenere dati sulle abitudini di guida dei cittadini americani o di controllare a distanza i loro veicoli tramite connessioni internet. Tra i rischi citati, ha spiegato la segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, troviamo eventuali sabotaggi a distanza tramite hacking e raccolta di dati personali sui conducenti dei mezzi. "In situazioni estreme, un avversario straniero potrebbe bloccare o prendere il controllo dei i propri veicoli in circolazione negli Stati Uniti, tutti contemporaneamente, causando incidenti o bloccando le strade", ha affermato. Le dichiarazioni degli alti funzionari di Washington arrivano, tra l'altro, tre anni dopo la joint venture siglata tra General Motors e Shanghai Automotive Industry Corporation, e vanificano presumibilmente ogni speranza di collaborazione nel settore automotive tra le due potenze mondiali. A maggior ragione dopo l'operazione dei servizi segreti israeliani, che sarebbero riusciti a introdurre in Libano centinaia di cercapersone manomessi prima dell'atto di vendita, per poi farli esplodere mentre erano in possesso dei militanti del gruppo filo iraniano Hezbollah, provocando morti e feriti. Gli Usa hanno scelto di coprire eventuali falle sul fronte automobilistico nella palese intenzione di prevenire eventuali colpi bassi da parte di 007, hacker o cyber guerrieri arruolati da Mosca o Pechino.
Ma in concreto cosa accadrebbe alle auto che circolano nelle strade degli Stati Uniti? Innanzitutto, la norma non si applicherebbe alle auto già in circolazione nel Paese che hanno già installato software cinese. Il divieto sui software cinesi e russi entrerebbe in vigore per i veicoli per "anno modello" 2027 (quindi fine 2026) mentre quello sull'hardware per "anno modello" 2030. Da questo momento in poi, quindi, le auto che circoleranno negli USA dovranno essere libere da software e hardware made in China o in Russia. "Le auto oggi hanno telecamere, microfoni, tracciamento GPS e altre tecnologie connesse a Internet. Non ci vuole molta immaginazione per capire come un avversario straniero con accesso a queste informazioni potrebbe rappresentare un serio rischio sia per la nostra sicurezza nazionale che per la privacy dei cittadini statunitensi", ha dichiarato, ancora, Raimondo, secondo cui, in una situazione estrema, gli avversari di Washington potrebbero "spegnere o prendere il controllo di tutti i veicoli operativi negli Stati Uniti". Il problema, in questo caso, riguarda l'hardware e il software che collegano i veicoli ai computer remoti tramite WiFi, Bluetooth o tecnologia cellulare, o che “forniscono” i cervelli di bordo consentendo ad auto e camion di funzionare senza conducente. In molti casi, i mezzi moderni sono di fatto dei computer su ruote, con sistemi di bordo costantemente connessi ai produttori o a infrastrutture critiche come le stazioni di ricarica, e raccolgono enormi quantità di dati audio e video sulle abitudini personali dei conducenti. È plausibile ipotizzare che in questi sistemi possano essere inserite delle "backdoor" software quasi impossibili da scovare che mettono in grado di prendere il controllo da remoto delle informazioni o dello stesso hardware dell'auto, come freni, motore e sterzo. In ogni caso, ricordiamo che, già da un po' di tempo, le auto cinesi a guida autonoma raccolgono dati durante i loro test drive sulle strade degli Stati Uniti. In California, per esempio, Apollo, AutoX e WeRide di Baidu sono tra le aziende del Dragone che hanno ricevuto l'approvazione normativa per testare i loro veicoli. La stretta sbandierata dall'amministrazione Biden potrebbe presto cambiare le carte in tavola.