Auto aziendali benefit: verso tassazione più leggera del previsto

Auto aziendali benefit: verso tassazione più leggera del previsto
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Non più tassate al 100% ma al 60%. Ma c’è anche l’ipotesi che dopo il polverone la misura sia cancellata e che rimanga tutto com’è
13 novembre 2019

Doveva essere una vera e propria stangata, con una tassazione pari al 100% del valore, invece pian piano il Governo M5S-PD sta ammorbidendo le proprie posizioni sulle auto concesse dalle aziende ai dipendenti come “fringe benefit”.

Qualche giorno fa si è parlato di una tassazione al 60% del valore del costo chilometrico per quei modelli inquinanti fino a 160 grammi di CO2/km e valore intero, cioè al 100%, per quelle al di sopra, mentre sarebbe dovuto restare tutto per com’è (cioè con tassazione al 30%) per ibride ed elettriche.

Adesso pare che la norma potrebbe essere cambiata ancora in Parlamento, oppure addirittura essere cancellata dalla manovra economica: «È giusto che la riforma del regime fiscale sulle auto aziendali non abbia un impatto retroattivo, cioè su coloro che non possono evitarlo», ha dichiarato il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, aggiungendo che «È una misura ambientale, che serve al rinnovamento del parco auto, ma va comunque migliorata per evitare che si traduca in un aumento delle tasse per i dipendenti».

Si era spinto ancora oltre il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che qualche giorno fa aveva annunciato: «Possiamo dire che la tassa sulle auto aziendali non ci sarà», aveva assicurato il senatore democratico.

“Rimodulazione” o meno, le novità allo studio sulle auto benefit non piacciono alla filiera: «Una stangata fiscale miope che alleggerisce le retribuzioni dei lavoratori e rischia di provocare un crollo delle immatricolazioni del noleggio a lungo termine (circa 60.000 unità in meno previste per il prossimo anno) con minori entrate per l’Erario e gli enti Locali pari a 260 milioni, e importanti ricadute sociali nell’intero comparto automotive», l’ha chiamata l’Aniasa.

«Contrariamente ai luoghi comuni ampiamente diffusi, l’auto aziendale non è un privilegio per ricchi, ma un vero strumento di lavoro, in alcuni casi insostituibile; prova ne sia il fatto che circa il 72% del mercato è composto dai segmenti più bassi (A, B, C) non certo da supercar. Questa proposta legislativa, inoltre, influirebbe anche sulle aziende, per le quali aumenterebbe l’imponibile contributivo e l’onere per il TFR, penalizzandole ulteriormente nell’agone competitivo europeo», hanno dichiarato nei giorni scorsi in una nota congiunta Anfia, Assilea, Federauto e Unrae.

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