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Due giorni dopo il crollo del viadotto Polcevera di Genova costato la vita a 38 utenti, prende la parola Atlantia S.p.A., la società che con l'88% controlla Autostrade per l'Italia, su cui ieri il premier Giuseppe Conte ha espresso la volontà di esplorare la possibilità della revoca della concessione che scadrebbe nel 2038.
Per la società controllante, «tale annuncio, (quello del premier, ndr) è stato effettuato in carenza di qualsiasi previa contestazione specifica alla concessionaria ed in assenza di accertamenti circa le effettive cause dell’accaduto.
Pur considerando che anche nell’ipotesi di revoca o decadenza della concessione - secondo le norme e procedure nella stessa disciplinate - spetta comunque alla concessionaria il riconoscimento del valore residuo della concessione, dedotte le eventuali penali se ed in quanto applicabili, le modalità di tale annuncio possono determinare riflessi per gli azionisti e gli obbligazionisti della Società».
Al netto dei tecnicismi, la dichiarazione di Atlantia, holding della galassia della famiglia Benetton che con il 30,25% la controlla da principale azionista attraverso Edizione Srl, vuol dire: in caso di revoca della concessione lo Stato deve riconoscerci una penale pari ai soldi che non guadagneremo fino alla sua naturale scadenza.
La convenzione tra Anas e Autostrade, firmata nel 2007 ma resa parzialmente pubblica solo a febbraio 2018, prevede infatti che il trasferimento della concessione da Atlantia allo Stato sia «subordinato al pagamento da parte del Concedente (il Ministero dei Trasporti, ndr) al Concessionario decaduto di un importo corrispondente al valore attuale netto dei ricavi della gestione, prevedibile dalla data del provvedimento sino alla scadenza della concessione».
Ciò solo in caso di reiterati gravi inadempimenti agli obblighi stabiliti dalla convenzione, quindi non solo per la questione “ponte Morandi”, a fronte dei quali allo Stato è concesso di pretendere il pagamento di una sanzione che al massimo può ammontare a 150 milioni di euro.
Su quanto dovrebbe sborsare l'Erario ad Autostrade, nell'eventualità, si è fatta la cifra di 20 miliardi. Si tratterebbe di quanto ha guadagnato Autostrade nel 2017, circa 1 miliardo di euro, moltiplicato per il numero di anni che mancherebbero alla naturale scadenza dell'accordo.
Resta da capire quanto vada scomputato da questa cifra in base alle diverse ipotesi stabilite dall'accordo e su quali presupposti possa basarsi il diniego del Governo di riconoscere al gestore la penale prevista dalla clausola di decadenza. Tra le ipotesi al vaglio, secondo quanto anticipato dal sottosegretario ai Trasporti Rixi, c'è anche la revoca della sola concessione sulla A10, oltre alla sanzione.
Intanto il titolo di Atlantia in Borsa ha perso oggi oltre il 22%. Sulla controllata Autostrade, inoltre, pende anche la possibile sfiducia dei propri obbligazionisti. Si tratta dei detentori dei bond al 2021 e 2029 per complessivi 3,2 miliardi, i quali hanno la facoltà di richiedere il rimborso anticipato in caso di revoca della concessione autostradale alla società, secondo quanto stabilito nel prospetto.