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Con la pubblicazione del prospetto dell'offerta pubblica iniziale depositata alle autorità britanniche inizia ufficialmente l'era in Borsa di Aston Martin, che dovrebbe debuttare sui listini di Londra l'8 ottobre.
La Casa britannica ha ufficializzato che intende collocare sul mercato il 25% del capitale, ad un range indicativo di prezzo per titolo compreso tra 17,5 e 22,5 sterline (da 19,73 a 25,37 euro) per una capitalizzazione tra i 4,02 e i 5,07 miliardi di sterline (tra 4,53 e 5,71 miliardi di dollari). Nel 2012, quando Investindustrial rilevò il controllo acquisendo il 37,5%, la Casa britannica era valutata appena 420 milioni di sterline.
Le cifre di Aston Martin hanno suscitato un pressoché unanime scetticismo tra gli analisti, che hanno confrontato le stime della Casa britannica con quelle dell'unico concorrente paragonabile ad oggi sul mercato azionario: Ferrari.
Su Bloomberg la casa di analisi Sanford C. Bernstein ha commentato: «Non riusciamo a capire come possano essere realistici i multipli di Ferrari in questo caso. Stanno vendendo un business in perdita se calcolato in base agli standard americani U.S. GAAP, con margini deboli e un bilancio fragile, portando sul mercato auto a prezzi molto più bassi a una clientela molto meno fidelizzata».
Sullo sfondo c'è poi la Brexit, scenario che preoccupa non poco le Case britanniche, ma su cui Aston ha una posizione ottimista: «Per ogni automobile che potremmo perdere a causa di un dazio del 10% imposto dall'Europa, probabilmente potremmo guadagnare a spese di Ferrari e Lamborghini, che commerciano nell'altra direzione, perché ovviamente i loro prodotti diventeranno più costosi in Gran Bretagna», sostiene l'amministratore delegato Andy Palmer, alla guida dell'azienda dal 2014.
Aston Martin ha anche annunciato che Daimler terrà per sé la attuale quota del 4,9%, che sarà convertita in azioni.