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Autotrasporto, un settore falcidiato dalla crisi (dal 2010, ben 17.000 imprese su circa 90.000 censite hanno cessato l’attività), ma che ora prova a rialzare la testa, anche perché si tratta di un segmento fondamentale dell’economia del Paese, che vale ben il 5% del PIL.
I trasportatori si sentono un po’ abbandonati al loro destino: Claudio Donati, segretario generale di Assotir, è molto chiaro: «Siamo sottovalutati, anche dalla politica. Servono continuità di risorse dal Parlamento e riforme interne: tutte le associazioni devono impegnarsi nel fare sistema. Rischiamo lo scontro tra l'autotrasporto nel suo insieme e il Governo. È necessario riprendere subito il confronto sulle tante questioni aperte e intervenire per correggere quanto accaduto in Parlamento, dove recenti decisioni hanno sottratto 50 milioni di euro al settore. A questo vanno aggiunte le somme necessarie a garantire ai conducenti le detrazioni per le spese non documentate, una cifra pari a circa 30-40 milioni. Questi fondi rappresentano il minimo indispensabile per dare certezze alle decine di migliaia di imprese che subiscono da troppo tempo i colpi del dumping internazionale e dello strapotere della committenza parassitaria sul mercato interno».
L’autotrasporto in Italia, settore che assicura ogni giorno la distribuzione della merce consumata dai cittadini, impiega circa 300.000 addetti ai lavori: ma nell’ultimo decennio, trasformazioni e ristrutturazioni aziendali stanno producendo effetti come la notevole riduzione del numero delle microimprese ed il rafforzamento parallelo della piccola e media impresa, che cominciano ad avvicinarsi, per dimensioni, agli standard europei.
Assotir, associazione presente in oltre 30 province, con oltre 3.000 mila imprese associate che dispongono di circa 18.000 veicoli e danno lavoro a circa 20.000 addetti, tiene in questi giorni a Roma il terzo congresso nazionale, alla presenza di oltre 150 delegati: un’occasione importante per dare risposte alla sfide del settore e per avanzare una proposta alle altre Associazioni di categoria per presentare le “Proposte dell’Autotrasporto Italiano” all’attenzione delle forze politiche in vista della prossima campagna elettorale, evitando di frammentare l’attività in singole iniziative dalle scarsissime possibilità di ascolto, come le esperienze precedenti hanno già dimostrato.
Nonostante le difficoltà economiche di questi anni, l’autotrasporto è cambiato ed è pronto ad affrontare nuove sfide, ad iniziare da quella della sostenibilità ambientale, su cui si sono già ottenute risposte importanti: dal sostegno al trasferimento di quote di traffici dalla gomma alla rotaia e al mare (i cosiddetti "Ferrobonus" e "Marebonus"), ai contributi per acquisti di veicoli di nuova generazione (Euro6), all’introduzione sul mercato di veicoli pesanti ad alimentazione alternativa (GNL), la cui competitività tecnica è però al momento limitata a situazioni specifiche.
«L’autotrasporto ha bisogno di regole chiare - dichiara Anna Manigrasso, presidente di Assotir - di un mercato trasparente in cui possa aver luogo una competizione leale, in cui ogni forma di irregolarità venga bandita, e di controlli da parte degli organi preposti. Non è una questione tecnica o organizzativa, ma si tratta di un problema politico: Assotir vuole alzare il livello del confronto con le istituzioni e auspica che il mondo associativo del settore compia il salto di qualità che la categoria richiede. Per questo abbiamo scelto per il nostro terzo Congresso Nazionale lo slogan “Più Forti della Crisi, Pronti per costruire insieme il nostro futuro. Molte sono le problematiche lamentate dagli operatori: l’insufficienza infrastrutturale, che pesa sulla competitività delle nostre imprese con quelle estere e sulla possibilità di attrarre i giovani alla professione di conducente che, nonostante le novità tecnologiche, rimane comunque tra i lavori più usuranti; la concorrenza operata dai vettori dell’Est Europa, il cui costo del lavoro risulta enormemente inferiore a quello italiano; le difficoltà finanziarie determinate dall’eccessiva dilazione nei tempi di pagamento del servizio da parte dei committenti; e infine gli ostacoli, sia soggettivi che oggettivi, all’avvicendamento generazionale nelle aziende, soprattutto le più piccole».