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In occasione del Service Day di Brescia, abbiamo chiesto al presidente di AsConAuto, tra gli organizzatori del primo grande evento per autoriparatori di cui leggete a parte, su Automoto.it, alcune precisazioni circa il nuovo impegno che la rete di consorzi vuole prendere con i più “piccoli” operatori della filiera automotive. AsConAuto è infatti nome ben noto ai concessionari italiani, grazie alla vivissima rete distributiva che tramite consorzi sparsi lungo lo Stivale, riesce a permettere agli stessi di fornire, con propri ricambi originali, un vastissimo numero di officine.
Il trend è stato positivo nonostante la pesante crisi dell’ultimo decennio ma ora, il nuovo fronte di apertura verso meccanici, elettrauto, gommisti o carrozzerie, dove punta? È una specie di Step0, audace, quello compiuto da AsConAuto insieme a Quintegia, ma vista la storia di successo quasi ventennale di entrambi all’Automotive Dealer Day, viene da pensare positivo e soprattutto approfondire questi possibili servizi utili.
Tanti spunti al nuovo evento Service Day ma, parlando di aspetti economici, come vede attualmente la redditività delle autoriparazioni e, soprattutto, voi che lavorate con i dealer ufficiali delle Case, come la prevedete nel futuro? Fabrizio Guidi, presidente AsConAuto, sottolinea: “La marginalità che il service (l’autoriparazione, ndr) già crea o può creare in Concessionaria, merita un ruolo da protagonista. Il service del nostro futuro si chiama Qualità & Sicurezza. ll Service Day parte dal ricambio originale, collante tra Case, Rete dei Dealer, Indipendenti e mercato. È un’identità per chi lo produce, chi lo distribuisce, ma anche per chi lo installa e consiglia”.
Quindi il focus originario di AsConAuto si estende partendo sempre da un concetto base, ma verso le officine anche più piccole. “Il ricambio originale è più qualità, più sicurezza e può essere la base di un progetto di rete diffusa che vede collaborare Concessionari e Autoriparatori su due diritti del cliente: la sicurezza (è l’unico usato nei crash test) e la certezza di filiera (Casa, Concessionario/Cliente, Concessionario/Autoriparatore/Cliente). Il mercato appare stabile e in fase di consolidamento: il valore è intorno ai 30 miliardi (tutto incluso) e la spesa annuale per vettura è di 750 euro, in un parco auto con età media intorno ai dieci anni. C’è maggiore concorrenza su vetture recenti (noleggio e flotte) su vetture 4-10 anni, su offerte di Case auto”.
Sosterrete gli autoriparatori verso nuovi servizi, ispirati dal mondo più evoluto dei dealer? “Ora è il momento di puntare a un adeguamento dei servizi, che deve seguire i ritmi di un mercato dell’auto all’interno di cui si stanno facendo strada formule di condivisione, elettrificazione e servizi post-vendita a domicilio. Uno dei punti di forza sta nella nostra struttura, composta da 1.800 magazzini in 82 province. Quotidianamente rifornisce oltre 20.000 aziende di riparazione”.
Si diceva, al proposito della qualità dell’autoriparazione italiana, durante il decennale del consorzio milanese MiRo, anche del costo manodopera che non è uniforme. “Non basterà investire solo sul ricambio originale ma anche sulla qualità della riparazione. L'autoriparazione italiana, autorizzata e indipendente, sta lavorando a costi di oltre il 30% inferiori a quelli in vigore in Europa, nel medesimo settore”.
Come sarà il trend dei legami associativi, o almeno l’ipotesi auspicabile. Cambierà il peso degli autoriparatori rispetto alle Case e agli Enti maggiori, anche rispetto a quanto avviene in Europa? "Abbiamo una nuova consapevolezza. Fino a ieri il ruolo dell’Europa era centrale e potevamo contare su regole comuni, con evoluzione progressiva e gestibile. Il mercato ora è globale ed influenzato dalle variazioni a due cifre dei Paesi emergenti. Mentre noi facciamo fronte alla recessione, con la disaffezione all’acquisto che favorisce la condivisione e la diffusione delle flotte. Le vendite sono spesso influenzate da fake-news, come l’ingiustificato attacco al diesel, le cui negative conseguenze non sono state neppure prese in considerazione. La crescente propensione dei costruttori all’elettrificazione è giustificata, come ricordano varie stime, ma non dovrebbe portare a uno stravolgimento della ripartizione di mercato. Nel 2028 si prevede che il 70% delle auto di nuova immatricolazione avrà un’alimentazione elettrica o ibrida e tutto ciò influirà sul modo di riparare i veicoli, ma è anche vero che tra 10 anni il parco circolante italiano sarà comunque composto per l’80% da motori termici, che continueranno ad avere necessità come oggi, di ricambi”.
In conclusione, Guidi rileva che “Con queste prospettive, la qualità della riparazione e l’utilizzo di ricambi originali diventano basilari per uscire da un vicolo cieco, che ha portato a fatturare la mano d’opera italiana a tariffe inferiori rispetto al resto d’Europa. La risposta per il nostro mercato è nell’investire in professionalità, qualità e formazione continua”. Proprio gli elementi di cui ha parlato il vicepresidente AsConAuto Boiani, nel suo intervento al Service Day.