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Sono passati 65 anni dalla morte di un mito che è, come tale, in realtà immortale. 11 agosto 1953, a soli 61 anni Nuvolari ci lasciava ma per tutti quelli che “sanno” di corse automobilistiche, resta l’eroe assoluto della prima metà di secolo scorso.
Sia motociclista sia automobilistica, Tazio Nuvolari da Casteldario, in provincia di Mantova; ma con quel volante che usava come pochi portò alta la bandiera italiana in tutto il mondo, anche prima della Guerra. Campione italiano, europeo e ripetutamente autore di record che al tempo segnavano per la prima volta il comando dell’uomo sulle potenti (e per pochi) macchine a motore.
Rese grandi, non senza enormi fatiche a inizio carriera, anche squadre e Case al tempo in fase di sviluppo come Alfa Romeo, Ferrari (scuderia) e Auto Union, ma anche Maserati e Bugatti. Oltre le vittorie (92) nei Gran Premi e in campionati che non erano al tempo il Mondiale F1, sono anche i ricordi di chi lo ha visto correre, le molte scritture e anche le canzoni dedicate (vedasi Lucio Dalla) al suo mito di consumato pilota, in una forma che non è mai più stata simile, cambiando i tempi, a rendere l’dea della sua grandezza per il pubblico di allora.
Il suo nome figura indelebile nelle prime eroiche edizioni di molte gare note ancora oggi, come Mille Miglia, GP Monaco, Targa Florio e 24 ore di LeMans, tanto per dirne qualcuna. Un certo Ferdinand Porsche, che nel 1948 fondò la sua casa automobilistica, lo definì una volta «il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire».