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Il fenomeno è noto e denunciato da tempo, forse aggravato dalla crisi economica da pandemia: in occasione dell’assemblea annuale di Ania, l’associazione di categoria delle compagnie assicuratrici, il tema è stato rilanciato con forza.
Nel suo intervento, la presidente Maria Bianca Farina, oltre ad indicare che secondo i calcoli dell’associazione sarebbero almeno 2,6 i milioni di veicoli (soprattutto in certe regioni e in certe categorie di mezzi) non in regola, ha sottolineato come il fenomeno delle vetture circolanti senza copertura assicurativa «esponga i cittadini corretti a grandi rischi, visto che i costi dei sinistri alla fine sono pagati dalla collettività».
Per contrastare il fenomeno, Ania chiede un maggior impiego della tecnologia, ricorrendo per esempio alle telecamere che monitorano gli accessi alle ZTL per controllare che le auto in transito siano in regola con la Legge.
Qualcosa però potrebbe fare la stessa Ania, visto che il comparto assicurativo è tra i pochissimi ad aver guadagnato durante il lockdown: nel periodo di fermo circolatorio, hanno continuato ad incassare i premi, senza quasi esborsi risarcitori visto che senza traffico gli incidenti stradali - soprattuto quelli in ambito urbano, che assorbono gran parte della spesa da parte delle Compagnie - si sono quasi azzerati.
Eppure non risulta che, salvo rare eccezioni meritorie, da parte delle imprese assicurative si sia provveduto ad una riduzione delle tariffe di RC allineata percentualmente alla diminuizione del rischio d’impresa.
Perché senz’altro il comportamento irregolare di chi non assicura la propria vettura è determinato anche dall’alto costo di una polizza RC…