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Consulta settore automotive
L'istituzione di una Consulta che, secondo il modello inglese e attraverso un meccanismo di raccordo tra la politica e il settore automotive, diventi «l'interlocutore privilegiato per tutti quei provvedimenti legislativi che riguardano il mondo della mobilità, e monitori l'effettiva realizzazione di quei punti programmatici che ne costituiscono il fondamento»
E' la proposta lanciata, alla presenza del Presidente del Consiglio Mario Monti che l'ha definita «di particolare interesse», dal Presidente dell'Anfia Roberto Vavassori nell'ambito dell'Assemblea pubblica dell'Associazione della filiera nazionale dell'industria automobilistica, che quest'anno festeggia il suo centenario.
La Consulta, supportata dal Governo, dovrebbe prevedere la partecipazione attiva dei Ministeri competenti sul settore automotive, insieme alle istituzioni deputate all'internazionalizzazione e allo sviluppo delle aziende, con i rappresentanti della filiera industriale nazionale (Anfia e costruttore nazionale).
Nel medio periodo la Consulta dovrebbe: creare un ambiente competitivo con l'obiettivo di attrarre realtà estere; favorire la crescita dimensionale delle imprese della filiera e la loro internazionalizzazione; sviluppare ulteriormente le roadmap tecnologiche per i veicoli a basse emissioni di carbonio allo scopo di promuovere l'Italia come Paese ideale per sviluppare nuove tecnologie; promuovere l'importanza del settore automotive italiano sia presso il Governo sia verso i potenziali partner.
Produzione italiana in calo
«Nel 2012 la produzione di autovetture in Italia sarà poco più di 400.000 unità, un quinto della Spagna, un quarto della Francia e un dodicesimo della Germania», dichiara Vavassori all'assemblea pubblica dell'Associazione, denunciando un rischio di «deindustrializzazione nel nostro Paese con effetti e costi sociali senza precedenti»
“Nel 2011 l'Italia è scivolata al 21° posto tra i Paesi produttori di autoveicoli, superata anche da Slovacchia, Thailandia, Polonia, Messico, Iran, Indonesia e Malesia e nel 2012 la produzione di autovetture in Italia sarà poco più di 400.000 unità, un quinto della Spagna, un quarto della Francia e un dodicesimo della Germania”
«Nel 2011 - ha aggiunto - l'Italia è scivolata al 21° posto tra i Paesi produttori di autoveicoli, superata anche da Slovacchia, Thailandia, Polonia, Messico, Iran, Indonesia e Malesia». Il Presidente dell'Anfia ha ricordato che nel 2007 l'Italia produceva 910.000 autovetture, scese a 485.000 nel 2011. Nei primi nove mesi dell'anno la produzione è già scesa del 18% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Inoltre, in Italia il rapporto tra vetture immatricolate e vetture prodotte in loco è di 3.6 contro 1: il più alto rispetto agli altri Paesi produttori. Vavassori ha quindi ventilato il rischio che «la perdita di volumi produttivi possa portare in breve tempo all'abbandono dell'Italia da parte di multinazionali estere. Sotto una certa massa critica, infatti, non conviene mantenere impianti ma è più efficiente servire gli stabilimenti del costruttore da siti già operativi in altri Paesi europei»
Nel quarto trimestre 2011 e nel primo trimestre 2012 - riferisce l'Anfia - l'Italia ha attratto solo 51 nuovi progetti di investimento all'estero. Un numero pari a poco più di 1/9 di quelli diretti verso il Regno Unito, a meno di 1/5 di quelli verso la Germania, a meno del 30% di quelli verso la Francia e a poco più di 1/3 di quelli verso la Spagna.
Richiesto taglio dei costi dell’energia per l’automotive
Per rilanciare la produzione e colmare almeno in parte il gap che separa l'Italia dai competitors europei «stiamo lavorando – dichiara Vavassori - con Confindustria e il Ministero dello Sviluppo Economico, proponendo una consistente riduzione, almeno dell'80%, della componente A3 (quella che finanzia il fotovoltaico) per le aziende ad alta intensità di energia, come quelle del settore automotive»
Il Presidente dell'Anfia precisa inoltre che «per le aziende automotive che hanno un'incidenza dei costi dell'energia elettrica del 3% sul valore della produzione, un differenziale medio di costo dell'energia elettrica del 30% rispetto alla media dei Paesi UE causa una perdita di competitività nell'ordine dell'1% del margine operativo lordo»
L'Anfia chiede anche una «deroga al Patto di stabilità per consentire investimenti mirati sul trasporto locale - volti al rinnovo del parco autobus e dei veicoli speciali (come quelli per la raccolta dei rifiuti) - e per il pagamento dei debiti pregressi della P.A. verso le imprese fornitrici»
L'ammontare dei crediti vantati dalle associate Anfia - soprattutto PMI - nei confronti della P.A. ammonta a circa 60 milioni di euro. «Allargando l'orizzonte oltre i confini nazionali - ha osservato il Presidente dell'Anfia - occorre migliorare il raccordo tra Italia ed Europa sulla legislazione relativa all' intercettazione dei fondi destinati all'R&D - in vista del nuovo programma dell'Unione europea per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione, Horizon 2020 - e allo sviluppo della mobilità sostenibile, e sul peso delle lobby»
«Inoltre, desideriamo far parte e assumere come nostro - ha dichiarato Vavassori - l'obiettivo di passare, in Italia, dall'attuale 15,9% al 20% di PIL legato all'industria manifatturiera entro il 2020, e addirittura superarlo, tornando ai livelli del 2000, che altri Paesi, come la Germania, sono riusciti a mantenere nonostante la crisi»
Misure fiscali: necessarie riforme per il ritorno a 2 milioni di unità
In attesa che si ristabiliscano le condizioni per una ripresa della fiducia dei consumatori e delle imprese - primo ingrediente per far ripartire le vendite - «occorre varare misure fiscali che consentano al mercato auto italiano di ritornare su un livello fisiologico, intorno alle 2.000.000 di unità l'anno»
“In attesa che si ristabiliscano le condizioni per una ripresa della fiducia dei consumatori e delle imprese - primo ingrediente per far ripartire le vendite - occorre varare misure fiscali che consentano al mercato auto italiano di ritornare su un livello fisiologico, intorno alle 2.000.000 di unità l'anno”
Lo ha affermato il Presidente dell'Anfia Roberto Vavassori precisando che l'Associazione «è disponibile a rimodulare insieme ai Ministeri competenti il carico fiscale attuale, attuando un alleggerimento e una semplificazione compatibili con le esigenze di gettito dell'Erario»
«Il nostro comparto - ha sottolineato Vavassori - dà un contributo alle entrate fiscali dello Stato tra i 65 e i 70 miliardi di euro all'anno, pari ad oltre il 15% del gettito fiscale nazionale complessivo e al 4,4% del Pil, ben oltre la media europea (3,3% nell'UE a 15)»
Fonte: Ansa